Deve la sua fama al fatto di essere stata per lungo tempo teatro di leggende e custode di una delle opere più celebri dell’arte religiosa in Sardegna, il Retablo di San Giorgio, tra le maggiori pale d’altare in legno dell’Isola. Continua a conservare, però, un altro unicum: in facciata, sopra il portale, compare una figurina scultorea raffigurante la scena mitica del santo titolare con il drago. La chiesa di San Giorgio, intitolata al martire patrono di Barcellona, si trova a un chilometro e mezzo da Perfugas in direzione nord, in un’area disseminata di testimonianze archeologiche, una a pochissima distanza dal santuario: un nuraghe monotorre, anch’esso chiamato San Giorgio.
L’origine della chiesa è nota grazie a un’iscrizione rinvenuta in una trave del tetto durante lavori di restauro, riportante l’anno 1528. La costruzione risale quindi al XVI secolo, ipotizzabile in ogni caso grazie ai chiari caratteri gotico-catalani della facciata e degli elementi decorativi.
Nel prospetto ammirerai i conci di trachite rossa, un ampio portale e – in asse - il rosone, posto sopra una cornice marcapiano, sotto la quale corre una teoria di archetti trilobati. Un’altra cornice, a tutto sesto, sovrasta il portale. Sopra di essa, poggianti su colonnine, tre sculture: ai lati i santi Pietro e Paolo, al centro San Giorgio e il drago. Le pareti sono intonacate, mentre la copertura è a travi lignee e il tetto a falde inclinate con tegole.
All’interno, la pianta è a navata unica, la volta ad archi gotici impostati su peducci, scolpiti con elementi floreali e antropomorfi. Ai lati del presbiterio spiccano due altari, dedicati a Santa Margherita e a San Pancrazio, mentre al centro c’è una gigantografia del Retablo. L’originale, opera di un autore anonimo noto come Maestro di Perfugas, si trova nel museo diocesiano di arte sacra allestito in una cappella della parrocchiale di Santa Maria degli Angeli.
Alla chiesa sono legate affascinanti storie: si è pensato appartenesse a un villaggio medievale scomparso chiamato ‘Leda’, per via dell’antico nome di San Giorgio de Ledda, in realtà il titolo riflette il nome del patrono della Catalogna, Sant Jordi de Lydda. Nel XVII secolo, pare che il santuario fosse frequentato da folle di fedeli, attratti da presunti miracoli ed esorcismi che vi avvenivano. Di sicuro, la festa di Santu Jolzi, il 23 aprile, era fino al XX secolo una delle più frequentate dell’Anglona. Da non molto tempo i perfughesi ne hanno ripreso la tradizione, con una processione guidata da cavalieri che portano stendardi sacri.