Condivide la manifattura di cestini di asfodelo, canna e salice con un altro piccolo borgo, Flussio, al quale è unito senza soluzione di continuità dalla statale 292 che attraversa la Planargia. Tinnura, paesino di appena 250 abitanti, tra i più piccoli dell’Isola, a nove chilometri da Bosa e a 55 dal capoluogo di provincia Oristano, sorge su un altopiano basaltico e si affaccia sulla fertile vallata di Modolo. Allevamento e agricoltura sono le attività dominanti: vi si coltivano uliveti, frutteti e vigneti, da cui provengono vini di ottima qualità, in particolare la malvasia.
Il paesino è un museo d’arte moderna ‘a cielo aperto’: nelle suggestive vie e piazzette lastricate, ammirerai monumenti e statue di artisti sardi (tra cui Simplicio Derosas e Pinuccio Sciola) e pittoreschi murales dipinti nelle facciate delle case, raffiguranti momenti di vita rurale e del borgo. Ti resterà impressa anche la varietà di colori dei pavimenti lastricati in trachite rossa, marmo bianco e basalto grigio delle strade, lungo le quali, in primavera, noterai le fibre vegetali esposte al sole per essiccare e poi essere usate nel confezionamento dei cestini. Per far macerare l’asfodelo, sino a poco tempo fa, si usava l’acqua delle fontane del borgo, tra cui Funtana ‘e giosso, della quale apprezzerai ingresso architravato e la cupoletta intonacata. È probabile che il toponimo stesso, di origine preromana, derivi da thinnías, ossia le piante del giunco spinoso dei fiumi vicini. Da visitare anche la seicentesca parrocchiale di Sant’Anna con elegante campanile a bande in mattoni rossi. La patrona è celebrata a fine luglio con riti religiosi e civili. Altra festa sentita è per la beata Vergine del Rimedio, a inizio settembre.
Il territorio di Tinnura fu abitato sin da età prenuragica, come dimostrato alcuni menhir. All’età del Bronzo risalgono il nuraghe Tres Bias (o Trobia), struttura complessa posta a controllo dell’area circostante e la vicina tomba di Giganti su Crastu Covocadu, una delle più grandi e importanti dell’Isola, attorno alla quale sono stati trovati anche reperti della seconda metà del II secolo a.C., ossia di età romana. Ad essa fanno riferimento numerose aziende agricole dedite alla coltivazione cerealicola che sopravvissero addirittura fino al Medioevo, quando il villaggio fu sotto dominazione dei giudicati prima di Cagliari, poi d’Arborea, con breve passaggio feudale ai Malaspina.