Si distende ai piedi di uno splendido scenario naturale, al centro della Marmilla. Da Tuili, paesino di mille abitanti, partirai per escursioni nel parco della Giara, parte del quale rientra nel suo territorio, comprese la palude maggiore (pauli majori) e punta Zepparedda. Nell’altopiano si alternano boschi di sughere e lecci, macchia mediterranea, ulivi secolari, prati e paludi. Oltre al famoso cavallino, incontrerai donnola, lepre, martora, volpe e rapaci: astore, falco pellegrino e poiana. I paulis hanno generato nicchie ecologiche, habitat di specie invertebrate risalenti a 200 milioni di anni fa. Nelle campagne circostanti sono disseminati siti archeologici, i cui reperti sono conservati nel museo archeologico nazionale di Cagliari: in località Santa Elisa si trova un’officina per lavorare l’ossidiana, in zona Nuridda resti fenicio-punici e a Santa Elisabetta un insediamento romano.
Nel parco Sardegna in miniatura, farai un viaggio nell’Isola e nella storia, tra nuraghi e dinosauri, della durata di una passeggiata. Nel centro storico si alternano dimore singorili e case contadine a corte, quasi tutte caratterizzate da portali di fine Ottocento. Spiccano due eleganti edifici neoclassici: villa Pitzalis e villa Asquer, che ospita i musei dell’olivo e dell’olio, con immagini d’epoca, racconti e strumenti da lavoro, e quello degli strumenti musicali sardi. Un posto di riguardo è riservato alle launeddas. Il paese sorge attorno alla parrocchiale di san Pietro apostolo, costruita in stile gotico-catalano e consacrata nel 1489. La facciata ha un coronamento a doppia inflessione. Sulla sinistra si eleva il campanile, a pianta quadrata, sormontato da un cupolino su tamburo ottagonale. I fianchi sono sorretti da contrafforti. Nell’unica navata si affacciano tre cappelle per lato, tutte voltate a botte, eccetto la terza a sinistra, che presenta una volta stellata con gemme pendule: è ciò che rimane dell’impianto quattrocentesco. La chiesa custodisce interessanti arredi marmorei: balaustra del presbiterio, pulpito barocco (1783) e altare maggiore tardo-barocco (1800), in marmo bianco con intarsi e decorazioni a bassorilievi. La prima cappella a destra custodisce dal 1800 l’imponente retablo del maestro di Castelsardo (o di san Pietro), opera risalente al 1500, considerata il capolavoro della pittura rinascimentale sarda. È alto cinque metri e mezzo e largo tre e mezzo: sono raffigurati episodi delle vite di san Pietro apostolo, di Cristo e della Madonna e decine di santi. Nella chiesa troverai anche il retablo della Pentecoste (1534) e un organo del 1753. Meritano una visita anche, in zona Santa Luisa, la chiesetta sulla Giara e in periferia la chiesa di sant’Antonio abate, costruita a fine XVI secolo in stile spagnolo coloniale. La festa in suo onore a fine luglio è la principale del paese.