Una fortezza di 3500 anni fa, simbolo dell’evoluzione della civiltà nuragica, incantevole per lo scenario naturale attorno e popolata da una colonia di rarissimi piccoli pipistrelli. Il nuraghe Majori, adagiato su una ‘cupola’ granitica a quota 500 metri, spunta in mezzo all’abbraccio di un lussureggiante bosco di querce da sughero, frassini, lecci, roverelle, essenze mediterranee e un manto di ciclamini e orchidee a ravvivare il grigio dei massi. Ben conservato e fruibile in tutti gli ambienti, è la ‘perla’ archeologica di Tempio Pausania, uno dei più significativi monumenti protostorici della Gallura, incastonato tra monti di Aggius e parco del massiccio del Limbara, disseminato di itinerari di trekking e mountain bike. Dal centro storico di Tempio, la ‘città di pietra’, raggiungerai l’area archeologica percorrendo meno di due chilometri della statale 133 in direzione Palau.
L’architettura, completamente in granito, è un fascinoso mix, caratterizzato da elementi costruttivi tipici sia dei nuraghi ‘a corridoio’ (o protonuraghi) che dei nuraghi a tholos (falsa cupola) Il nome ‘Maggiore’ deriva dalle grandi dimensioni dei massi, appena sbozzati, messi in opera per la sua realizzazione nel corso di Bronzo medio e recente (XVI-XII secolo a.C.). Dalla collinetta ricoperta di verde su cui si erge, il Majori domina le vallate circostanti e controlla, insieme ad un’altra decina di nuraghi vicini gran parte dell’alta Gallura. Maestosità e posizione strategica sono evidente testimonianza del rilevante ruolo rivestito nel passato.
La massiccia struttura monotorre ingloba affioramenti rocciosi che ne hanno condizionato l’irregolare sviluppo. Vi accederai da un accesso architravato, costruito con massi più piccoli e meglio lavorati rispetto al resto del complesso e orientato a sud-est per catturare più luce possibile, nonché al riparo dal maestrale. Il corridoio d’ingresso, lungo quasi dieci metri e largo uno e mezzo, è inizialmente coperto da lastre orizzontali, poi diventa a sezione ogivale. L’andito attraversa longitudinalmente tutta l’area interna – come consuetudine nei protonuraghi -, per poi sfociare nel retro dell’edificio su un ampio cortile semicircolare. A metà percorso, nelle pareti, si aprono gli ingressi a due vani di forma ovoidale, coperti con una rudimentale tholos, segno dell’evoluzione architettonica in atto. Tutto il pavimento del pianterreno è lastricato. All’interno del vano minore noterai un silos per la conservazione di derrate alimentari. In quella maggiore la grande sorpresa: una colonia di pipistrelli tra i più piccoli al mondo, alti sei centimetri e con apertura alare di 22. Ogni anno arrivano a metà aprile e migrano a ottobre. Per ammirarli si accede a piccoli gruppi e, raccomandazione, sono banditi i flash.
Da una scala nel cortile salirai al piano superiore: qui le strutture residue fanno ipotizzare l’originaria esistenza di una camera circolare e di un ambiente sul lato opposto. L’ipotesi è in linea con la ricostruzione grafica fatta dal generale Alberto La Marmora a metà XIX secolo, dove compaiono due torri nel secondo piano, con lo stesso schema del piano di sotto. Oggi dal terrazzo del bastione dominerai tutta la vallata circostante.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce segni di vita quotidiana di età nuragica - ceramiche, ciotole, tazze, olle, teglie e tegami -, hanno dato indicazioni sull’esistenza di un villaggio di capanne in pietra attorno alla fortezza e permesso di ricostruirne le varie fasi di vita. Alcuni reperti risalgono all’epoca romana imperiale, tra cui una moneta dell’età di Antonino Pio, frammenti di anfora e ceramica sigillata, mentre ‘pezzi’ in cristallo di Rocca evidenzierebbero legami con altri siti nuragici e con la vicina Corsica. Da alcuni anni archeologi e guide turistiche si prendono cura di presidio del sito, visite guidate, laboratori didattici e simulazioni di scavi.
La biglietteria dell’area archeologica è raggiungibile attraverso una camminata all’ombra delle sugherete. La visita prosegue poi con un percorso naturalistico attorno al monumento. Non lontano si erge il monte Pulchiana, il monolite più grande dell’Isola, un ‘gigante di pietra’ a forma di panettone, alto 110 metri, il cui diametro alla base è di 120.
Il Majori fa parte delle ‘strade galluresi del megalitismo’, che partono dal parco archeologico di Arzachena, con tappe a Luras, nei dolmen di Ladas, Alzoledda e Ciuledda, e alla tomba di Giganti di Pascaredda a Calangianus. Nei dintorni di Tempio, inoltre, ammirerai un’altra ventina di siti nuragici.