Ambito per la sua posizione strategica, testimone dell’epopea dei giudicati e delle dominazioni pisane e aragonesi, è uno dei simboli di Olbia e, assieme alla basilica di San Simplicio, uno dei suoi più importanti monumenti di età medievale. Il castello di Pedres sorge sulla sommità di una rocca granitica a circa 140 metri d’altitudine, cinque chilometri a sud della città gallurese. Secondo fonti trecentesche, a valle, poche centinaia di metri a sud del castello, sorgeva un villaggio denominato Villa Pedresa, ormai scomparso. Si ipotizza che il maniero sia stato edificato nel XIII secolo, durante il ‘governo’ dei Visconti di Pisa. Intorno alla metà del XIV secolo fu affidato ai frati ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, per poi passare in mano agli aragonesi. Seguì poi l’abbandono a partire dal secolo successivo.
Per salire al castello, percorrerai un sentiero con una scalinata realizzata in tempi recenti, seguendo un tracciato forse usato dai soldati durante la seconda guerra mondiale. A metà percorso, osserverai resti di una piccola torre di osservazione coeva al castello. Sulla cima ammirerai, invece, i resti della fortezza: il mastio, a pianta quadrangolare, con due piani residui – su quattro originali - per un’altezza di circa dieci metri, e una cisterna sotterranea; l’angolo ‘superstite’ è formato da due lati pertinenti a una seconda cisterna e le tracce di due ambienti rettangolari. Il castello era circondato da una doppia cinta muraria: la prima cingeva una piazzola fortificata, dove probabilmente trovavano alloggio le guarnigioni; la seconda proteggeva invece il mastio.
Sulla destra, noterai un altro edificio. Risale alla seconda guerra mondiale, forse una postazione antiaerea, una casamatta o un magazzino. Sulla cima della rocca, pertanto, coesistono strutture edificate a distanza di seicento anni. Compirai un altro ampio salto del tempo passeggiando per trecento metri verso ovest: qui sorge l’affascinante tomba di Giganti di su Mont’e s’Abe, realizzata in due fasi: la prima – risalente al Bronzo Antico (1800-1600 a.C.) -, vide la realizzazione della tomba ad allée couverte; in seguito, fu trasformata in tomba di Giganti, con esedra semicircolare, corridoio e camera funeraria.
Il patrimonio archeologico di Olbia, nel quale spiccano anche nuraghe riu Mulinu, pozzo sacro di sa Testa e villa romana s’Imbalconadu, oltre alle tracce ancora visibili in città, è ‘raccontato’ nel museo archeologico, su un isolotto accanto al porto. A proposito di mare, visitata la città, impossibile non dedicare del tempo alle splendide spiagge del litorale olbiese, affacciate davanti all’isola di Tavolara.