Al tempo stesso è piccola ed elegante, tanto da essersi guadagnata il soprannome di ‘bomboniera’, ma, soprattutto, è considerata il più compiuto esempio di architettura rococò in Sardegna. La chiesa del Carmine di Oristano sorge nel cuore del centro storico della città protagonista dell’età giudicale. Assieme all’adiacente ex monastero fa parte di un complesso che per quasi un secolo – dal 1782 al 1866 – fu gestito dall’ordine dei frati carmelitani, prima della confisca a opera del regno sabaudo. Il progetto della chiesa è attribuito all’architetto regio piemontese Giuseppe Viana, finanziato dal marchese d’Arcais.
La facciata, costruita in pietra arenaria del Sinis, è scandita da lesene sormontate da capitelli ionici. Sopra il portale noterai una lapide di marmo e lo stemma della nobile famiglia committente. Nella parte alta compare una grande finestra reniforme, sopra cui si dispongono, in successione verso l’alto, il timpano, un pilastro barocco e una croce. In posizione arretrata rispetto alla facciata osserverai la torre campanaria e la cupola, decorata con coppi di maiolica multicolori.
L’interno è avvolto da un intenso fascio di luce. La pianta è a navata unica, con quattro cappelle identiche disposte ai lati. Sono in marmo pulpito e altare maggiore, che ospita la statua della Madonna del Carmine ed è circondato da una galleria sopraelevata. In pieno stile rococò è la cupola ellittica, retta da un tiburio illuminato da ampi finestroni. La chiesa, attualmente affidata alle cure della confraternita della Madonna del Carmine, si anima il 16 luglio in occasione della solenne festa a lei dedicata, oltre ad aprire le porte in occasione di eventi e manifestazioni culturali.
L’adiacente ex monastero si articola attorno a un chiostro quadrangolare, circondato da un porticato con volte a vela. Dopo la soppressione del convento l’edificio fu adibito a caserma dei carabinieri e in seguito ospitò uffici amministrativi, mentre attualmente è usato come sede di studi universitari.
Ugualmente affascinante è la parte ‘invisibile’ del complesso: sotto il pozzo del monastero è stata scoperta una cisterna forse più antica dell’edificio soprastante, con pareti e pilastri in muratura. Varie leggende cittadine raccontano di passaggi sotterranei e gallerie segrete che si diramerebbero sotto il monastero e condurrebbero dove in epoca giudicale sorgevano i palazzi dei giudici d’Arborea. Il complesso rappresenta idealmente uno dei tre vertici di un triangolo, i cui altri vertici sono altre due imperdibili mete del centro storico: piazza Eleonora d’Arborea – dove sorgono palazzo degli Scolopi e chiesa di San Francesco - e cattedrale di Santa Maria Assunta. Più a nord invece, in piazza Roma, si erge la medievale torre di Mariano, attraversata ogni carnevale dai cavalieri della Sartiglia.