Si erge isolata su un poggio vicino alle rive del fiume Tirso, sorta sui resti di un nuraghe trilobato presumibilmente a metà XII secolo, distante sei chilometri da Bultei, sul cui territorio ricade, e sei da Benetutti: le parrocchie di entrambi i paesi del Goceano ne rivendicano alla diocesi di Ozieri la pertinenza ecclesiastica. La chiesa di San Saturnino deve la sua fama alle sue essenziali forme architettoniche romaniche e anche al valore paesaggistico e archeologico del sito dove sorge. La prima notizia sul santuario sancti Saturnini de Usolvisi risale al 1163, anno in cui fu donata ai monaci camaldolesi - che avevano costruito anche la stupenda basilica della Santissima Trinità di Saccargia - da Attone, vescovo di Castra. Un’iscrizione paleocristiana su pietra, rinvenuta nel 1957, farebbe riferimento all’età bizantina, lasciando supporre l’antichità del luogo sacro, centro spirituale di un borgo (poi scomparso), Usolvisi, sviluppatosi in continuità di insediamento con le vicine terme romane di Aquae Lesitanae. Nella piana di San Saturnino sono state censite otto sorgenti di acque termominerali dalle proprietà benefiche e curative, in parte sfruttate dagli attuali stabilimenti termali. Oltre ai ruderi del nuraghe, recenti scavi nella piana hanno portato alla luce anche resti prenuragici e rovine romane.
Il perfetto paramento murario del piccolo edificio è stato realizzato in conci di trachite perfettamente squadrati. Il loro colore rossastro conferisce al monumento un particolare aspetto, accentuato dalla posizione leggermente sopraelevata. L’uso della pietra rossa locale e l’arte nella disposizione dei blocchi sono chiari segni della ‘mano’ di maestranze toscane, forse le stesse che operarono nella vicina Nostra Signora di Mesumundu ad Anela, donata anch’essa ai camaldolesi dal vescovo Attone. La lineare facciata romanica è rinforzata negli spigoli da robuste paraste angolari. Al centro si apre il portale architravato sul quale è impostato un arco a sesto rialzato, stesso schema nel portale laterale. Tre monofore, due centinate a tutto sesto nei fianchi e una nella curva absidale illuminano l’unica navata, anch’essa realizzata in cantoni di pietra vulcanica provenienti da cave locali e coperta da capriate lignee. Un campanile a vela, che forse in origine era sulla facciata, oggi sta sul fondo dell’edificio, sopra l’abside.
Nella chiesa ‘contesa’ tra le parrocchie di Benetutti e Bultei viene celebrata una messa in onore del santo il 30 ottobre. Riguardo alla disputa, iniziata tra fine XIX e inizio XX secolo, già lo storico Giovanni Spano nel 1870 parlava di “un villaggio detto Bulterina la cui parrocchia era detta chiesa di San Saturnino”. Tutto iniziò con la morte di un parroco di Bultei che recandosi a celebrare messa nella chiesa, perse la vita guadando il Tirso. Da allora la chiave della chiesa è stata consegnata al parroco di Benetutti, dall’altra parte del fiume per salvaguardare i parroci di Bultei e permettere l’apertura in sicurezza. Da allora le chiavi sono rimaste a Benetutti, senza nessun atto vescovile, né allora né oggi.