In cima al monte che lo sovrasta, a 1100 metri d’altezza, si erge la chiesa più ‘alta’ della Sardegna, Nostra Signora di Gonare. Sarule, famosa per il suggestivo santuario mariano, si adagia a oltre 600 metri d’altitudine, nel cuore della Barbagia di Ollolai, popolato da mille e 700 abitanti. Attorno tre cime calcaree, circondate da graniti grigi: Gonare, Gonareddu e Punta Lotzori. Dalla vetta, nelle giornate terse, scorgerai il mare a oriente e a occidente. È un centro agro-pastorale: le produzioni casearie sono di eccellente qualità, rinomate ed esportate, così come l’olio d’oliva derivante da oliveti secolari, che ricoprono le sue campagne.
Il paese è noto soprattutto per la lavorazione di tappeti. Sono colorati, in prevalenza giallo, nero, rosso, marrone, e stilizzati, con disegni geometrici o figure ispirate da attività agricole o dalla natura. La tessitura si pratica con telai verticali: Sarule si distingue soprattutto per la burra, un tappeto prodotto secondo schemi tramandati da secoli, unico nel genere. Apprezzerai la bellezza dei manufatti nelle botteghe del paese e nel museo della tessitura Eugenio Tavolara. Potrai ammirare la burra anche al museo etnografico di Nuoro.
Il suo territorio fu frequentato sin da età nuragica, come attestato da vari nuraghi nelle località di Incavadu, Valeri, Neunele e Durghio. Nell’Alto Medioevo si trovava sotto il dominio di Ospitone, inviato da papa Gregorio Magno per convertire al cristianesimo la popolazione locale. Devozione cristiana che si è ben radicata: la chiesa di Nostra Signora di Gonare è uno dei luoghi di pellegrinaggio più frequentati dell’Isola, risalente a inizio XVII secolo, ma le cui origini sono avvolte nella leggenda. Una parte delle mura del santuario e delle cumbessias (dimore per i fedeli) appartiene alla parrocchia di Orani, infatti, la ‘festa grande’ di inizio settembre è celebrata ad anni alterni dai rispettivi parroci di Sarule e Orani. È preceduta da un novenario coi gosos (canti devozionali) e da una via crucis lungo il pendio ed è seguita da un palio equestre. Le celebrazioni della Vergine ritornano altre due volte: il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, e l’ultima domenica di maggio, ricorrenza dell’incoronazione. La fede è vissuta con passione anche in occasione dei riti della Settimana santa, in particolare il rituale de s’Incontru nella domenica di Pasqua. Mentre, reminiscenze pagane avvolgono il carnevale sarulese e la sua maschera tipica, a gattu (del gatto), citata dal premio Nobel Grazia Deledda nel romanzo Elias Portolu.