Si issa a quasi 500 metri d’altezza, al centro della catena del Marghine, in un fertile territorio, coltivato a cereali, orzo, olivi, viti e alberi da frutta. Popolato da oltre duemila abitanti e noto per la concentrazione di ultracentenari da record mondiale - ben sette in contemporanea nei primi anni Duemila! - Silanus fa parte dei borghi autentici d’Italia grazie a natura, tradizioni e monumenti del passato. Il centro si basa su attività agropastorali e artigianato, specie lavorazione di tappeti e preparazione di dolci e pani, che ammirerai e assaggerai nella mostra dei pani e dei dolci tradizionali tra maggio e giugno. Ricca è anche la produzione di formaggi: pecorino, ricotta e casizzolu. Nella prima metà maggio la sagra de su ischidu è occasione per gustare le ricette della tradizione pastorale e premiare il miglior prodotto caseario. La manifestazione si svolge nel sagrato del complesso di santa Sabina, che comprende un nuraghe monotorre con villaggio attorno (1600-1000 a.C.), la tomba di Giganti di Pedra pinta, un pozzo sacro coperto a tholos e la chiesa di santa Sabina, costruita nell’XI secolo su un precedente edificio bizantino, tutt’oggi meta di pellegrinaggi. È una delle architetture sarde altomedioevali più significative e documenta la continuità sacra del luogo. Nella seconda metà di settembre vi si celebra una famosa novena, accompagnata dai gosos (canti liturgici), analoga a un’altra novena della prima metà del mese nella chiesa di san Bartolomeo (santu Portolu). Altro edificio antichissimo è la chiesa di san Lorenzo, costruita nel 1150 nell’allora Sjlano (attuale periferia del borgo), in dipendenza di un’abbazia benedettina. Le pareti interne conservano affreschi trecenteschi. Il martire è celebrato nella prima metà di agosto con processione capeggiata dalle bandelas (stendardi), spettacoli e gara poetica. Dietro la chiesa vedrai alcuni betili rinvenuti nella tomba di Giganti sa Pedra Longa e nel maestoso (e ben conservato) nuraghe Corbos. Notevoli testimonianze nuragiche sono anche i nuraghi Madrone e s’Ulivera e le tombe Pedras Doladas, Zanchia e Murartu. Accanto a San Lorenzo troverai una cava di calce, ancora oggi risorsa silanese: qui forse sorgeva un’antenata città romana. Risale al 1582 la chiesa gotico-catalana di sa Maddalena, celebrata a fine luglio. Di notevole fascino sono anche due chiese del XVII secolo: Nostra Signora d’Itria, al cui interno ammirerai le statue in legno policromo della Vergine (XVI secolo) e di vari santi, e la chiesa di santa Croce. La parrocchia è dedicata a sant’Antonio abate, festeggiato a metà gennaio con fuochi, processione e degustazioni. L’evento segna l’inizio del carnevale silanese, suggestivo così come la Settimana Santa. La parrocchiale è teatro nel periodo natalizio di una rassegna di canti polifonici. Mentre ogni due anni si svolge la rassegna dei canti a Tenores, ‘settimana di cultura popolare’ con partecipazione di cori di tutta la Sardegna. Da segnalare anche il premio giornalistico Funtana Elighe e la manifestazione Nois, che ti porterà alla scoperta del borgo attraverso mostre temporanee di fotografia.