Personaggi mitici, leggende e storie di battaglie, assalti e coraggiose difese: il periodo più cruento della storia sarda, contrassegnato dalle incursioni piratesche, è descritto in un’esposizione unica nel suo genere. Il museo multimediale Turcus e Morus sorge a Gonnostramatza, ospitato nei locali dell’ex monte granatico. L’idea di descrivere la drammatica epoca delle invasioni compiute dai saraceni nasce da un’epigrafe, conservata nella chiesa campestre di san Paolo, a due chilometri dal paese. Vi è riportata la testimonianza della distruzione del vicino paese di Uras de manu de turcus e morus e fudi capitanu del morus barbarossa, avvenuta il 5 aprile 1515 agli ordini del pirata Barbarossa.
L’episodio funge da spunto per raccontare vicende accadute nell’arco di dieci secoli, dall’VIII al XVIII secolo, nelle coste e nell’entroterra isolano. Sono gli stessi protagonisti a narrare le storie che li riguardano, grazie a pannelli multimediali, video-ritratti interattivi con i quali interagirai tramite interfaccia touch screen, ologrammi di personaggi a grandezza naturale, ricostruzioni di torri costiere – erette dalla Corona spagnola per contrastare la minaccia dei pirati - e ponti navali, sui quali si ‘muovono’ i personaggi delle storie piratesche. Ammirerai anche diorami, modelli di imbarcazioni e armi d’epoca.
Una sala ospita la riproduzione digitale del retablo dell'Annunciazione, realizzato nel 1501 da Lorenzo Cavaro - pittore che diede origine alla scuola cagliaritana di Stampace -, conservato nella parrocchiale di san Michele arcangelo. Tra le figure animate, osserverai e ascolterai pirati barbareschi, schiavi cristiani e torrieri sardi, oltre allo stesso Barbarossa e ad alcuni dei protagonisti delle vicende storiche del Mediterraneo tra XV e XVII secolo. Il percorso ti permetterà poi di scoprire la storia del villaggio di Sèrzela, ormai scomparso, descritto anche grazie a reperti archeologici e video descrittivi, la cui unica testimonianza ‘vivente’ è la chiesetta di san Paolo. Il villaggio diede asilo agli abitanti di Uras scampati all’assalto dei barbari. Il museo organizza periodicamente attività e laboratori didattico-educativi, inoltre permette la fruizione a non vedenti e diversamente abili.
Oltre alla parrocchiale, edificata a cavallo tra XVII e XVIII su un preesistente edificio gotico-aragonese, e all’antica parrocchiale di Sèrzela dedicata a san Paolo, a Gonnostramatza sorge anche la piccola chiesa di sant’Antonio abate, documentata nel XVI secolo e collocata lungo l’antica via di collegamento principale con i villaggi vicini. Il paese fa parte del consorzio sa Corona Arrubia per la valorizzazione delle testimonianze archeologiche: la principale del suo territorio è la tomba eneolitica di Bingia e Monti, che ha restituito il più antico monile d’oro mai ritrovato in Sardegna.