Inerpicato a 500 metri d’altezza su un altopiano che alterna forme sinuose a pendii scoscesi e profondi dirupi, Villasalto è un centro di mille abitanti del Gerrei, che ha vissuto l’epopea mineraria grazie alla miniera di su Suergiu: nella sua fonderia si produceva il 90 per cento dell’antimonio di tutta Italia, usato per esigenze belliche. L’attività di estrazione e lavorazione durò un secolo (1880-1987) – anche nelle miniere minori di sa Lilla e Parredis - e crollò nel Dopoguerra. Oggi fabbricati ottocenteschi, borgo minerario e palazzina della direzione di inizio XX secolo, che ospita un museo archeologico-minerario, sono ‘pezzi’ pregiati del parco geominerario della Sardegna. La parte antica del paese, il cui nome deriva da saltus (campagna), si sviluppò intorno alla seicentesca parrocchiale di San Michele arcangelo (celebrato a fine settembre), che conserva tele e statue lignee seicentesche e un organo del XVIII secolo. La parte recente è sorta intorno al santuario di Santa Barbara, fondato dai monaci bizantini e rifatto a metà XIX secolo. Per la patrona dei minatori si svolge la festa più sentita, a inizio giugno. Si replica 10 luglio insieme alla sagra della capra. Degustazioni di carni e formaggi anche in primavera con su Sinnadroxiu. A metà gennaio si accendono i falò per sant’Antonio e san Sebastiano. Evento atteso è is Animeddas, l’Halloween sarda.
Il territorio di Villasalto è uno dei più selvaggi e suggestivi del sud-est, ricco di sorgenti e ricoperto di lecci e querce. A est si affaccia sulla vallata del Flumendosa: vedrai una successione di imponenti bastioni che cadono sul letto del fiume e fanno da cornice ai boschi. Pendici e guglie granitiche del monte Genis, rilievo che separa l’altopiano di Villasalto dal Sarrabus e oasi faunistica abitata da mufloni, sono coperte da una lecceta secolare. Dalla vetta il panorama abbraccia a nord tacchi d’Ogliastra e Gennargentu, a sud il parco dei Sette Fratelli. In mezzo alla macchia mediterranea scorgerai bizzarre rocce scolpite dal tempo, come una a forma d’aquila sulla cima. A ovest l’altopiano è delimitato da monte Arrubiu e dalla sua foresta, popolata da una colonia di cervi e dove sono emersi i resti di un villaggio e della necropoli romana di Cea, misterioso insediamento forse legato ai filoni argentiferi della zona. Altri itinerari s’inerpicano nelle vallate del rio s’Acqua callenti e sui promontori del monte Lora. Vicino si apre sa Grutta ‘e Scusi, cavità famosa per concrezioni e presenza del geotritone, rettile endemico sardo. Sul Genis, a 700 metri d’altezza, sorge un grande complesso nuragico, sa Dom’e sa nì (casa della neve), formato da torre, muraglie e circoli (capanne o luoghi di culto), usati in epoca moderna per conservare il ghiaccio. Sotto il crinale orientale del monte sorge il villaggio nuragico Arcu ‘e sa Tuppa. Coevi sono altri nuraghi, il complesso Pala Perdixi e la tomba di Giganti di Aligamu.