Si adagia in un tratto pianeggiante attraversato da Flumini Mannu e rio Sitzerri e chiuso tra le catene del monte Linas e del monte Arci, a pochi minuti dalla marina di Arborea e a meno di mezzora dalle magnifiche e selvagge spiagge della Costa Verde (Arbus). San Nicolò d’Arcidano è un paese di duemila abitanti al confine della provincia di Oristano con il sud Sardegna, le cui risorse principali sono agricoltura e artigianato, ben rappresentate dall’evento Arcidano produce, a meta agosto esposizione e vendita di prodotti agroalimentari e artigianali. Particolarmente rinomata è la viticoltura, grazie ai vitigni di bovale e su muristellu, dai quali derivano vini di pregio. All’interno del paese c’è sa mizza de fagoi, antica fonte che un tempo dissetava pastori e viandanti.
Nel punto più alto, nonché centro dell’abitato, sorge la parrocchiale di San Nicolò vescovo, la cui origine non è certa. L’ultima ricostruzione dovrebbe essere attorno al 1660, di certo prima del 1763: fu eretta una facciata dalle linee neoclassiche con la fronte a tempio greco fatto di colonne che sorreggono un timpano triangolare. Il patrono, da cui deriva il nome del centro, è celebrato a settembre, in ‘apertura’ di vendemmia. Altre feste religiose sono, a fine giugno, per sant’Isidoro, protettore dei contadini, e a fine luglio per Santa Margherita. Nella cima oggi occupata dalla parrocchiale, un tempo si ergeva il nuragh’e Luxia, uno dei sette nuraghi del territorio arcidanese. In gran parte sono ruderi, il più importante è il Peppi Tzappus, polilobato, vicino al quale c’è il Nuracciolu. Entrambi sono in località is Codinas, dove sono evidenti anche le tracce (mura in mattoni) di epoca romana. Probabile che ci fossero ville, mentre a San Pantaleo e Santa Barbara sono state ritrovate urne funerarie. Romano è anche il cippo che tiene la croce posta nella strada all’uscita del paese verso Uras. Le testimonianze romane sono evidenti grazie alla vicinanza con l’antica città di Neapolis, dove già da età fenicio-punica esisteva un rilevante porto commerciale. A partire dal XV secolo divenne approdo per le incursioni dei pirati barbareschi che saccheggiavano il territorio e costrinsero ad abbandonare molti centri, tra cui la stessa Architano, che significherebbe ‘sulla via dell’Arci’, ovvero la strada che portava al monte Arci dove nella preistoria si estraeva e commercializzava la preziosissima ossidiana. Sotto il giudicato d’Arborea, erano due i villaggi: Architano Magno, con chiesa dedicata a san Nicolò, e Architano Parvo abbandonato nella seconda metà del XIV secolo. Il nome Arcidano tornò a metà del XVII secolo, quando un nucleo di circa 60 famiglie provenienti da Samassi e Furtei rifondarono il paese. I primi documenti che lo attestano sono del 1665.