È la prima e principale chiesa cistercense del territorio sardo, testimonianza di dell’età giudicale, fatta di guerre, alleanze, fermenti religiosi e monasteri attorno ai quali gravitava la vita dei villaggi medievali. Soprattutto, è l’unica parte rimasta in piedi di un’abbazia che ha raggiunto il massimo splendore e conosciuto declino e rovina nell’arco di pochi secoli. La chiesa di Santa Maria di Corte è conosciuta anche come di Santa Maria di Cabu Abbas, dal nome della località, una valle del territorio di Sindia - tre chilometri a est dal paese – ricca di sorgenti e fonti d’acqua. Il santuario ha vissuto due vite: la prima iniziò con la fondazione voluta dal giudice di Torres Gonario II a seguito dell’incontro con san Bernardo di Chiaravalle. Il termine ‘corte’ compreso nel nome si deve proprio alla volontà diretta di costruire l’abbazia da parte del sovrano. Gonario chiese e ottenne dall’abate l’arrivo di monaci e maestranze per edificare il complesso, concedendo in cambio ampie porzioni di terra tra Planargia e Marghine.