Una delle poche chiese sarde completamente affrescate, un monumento architettonico frutto di nove secoli di ricostruzioni e restauri, l’ultimo, completo, risalente agli anni 1996-99. La chiesa parrocchiale di sant’Elena sorge nel centro storico di Quartu sant’Elena, elevata a dignità di basilica minore nel 2007 da papa Benedetto XVI. Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino il Grande, è la patrona della terza città sarda per abitanti. Nel 1826 Quarto aggiunse il suo nome alla denominazione ufficiale, che diverrà infine Quartu sant’Elena nel 1862. Il più antico edificio di culto dedicato alla santa fu costruito a metà XII secolo in stile romanico con capienza adeguata a Quarto domino, una delle villae da cui derivò l’attuale città. Tra XV e XVI secolo sorse una chiesa più grande in stile gotico sardo-catalano. Accanto alla facciata sorgeva il campanile ottagonale, vanto cittadino perché unico all’epoca nel circondario di Cagliari.
Dopo vari rifacimenti, la chiesa fu distrutta da un incendio nel 1775 e i lavori di ricostruzione terminarono nel 1828. Il restauro di fine XX secolo le diede l’aspetto attuale: della precedente chiesa rimangono oratorio del Rosario, campanile, torre dell’orologio e due cappelle. Oggi la sua facciata neoclassica spicca nella piazza omonima, conclusa da un timpano triangolare e suddivisa in due ordini da una cornice marcapiano: in basso si apre un portale ligneo, nella parte superiore una vetrata. Sul fianco destro spicca la torre di gusto liberty con l’orologio, a sinistra si innalza il campanile ottagonale, alto, snello e ‘cupolato’. L’aula a navata unica è coperta a botte. Tre archi a tutto sesto spartiscono l’armonia interna in tre campate. All’incrocio dei bracci si rigonfia un’ariosa cupola ottagonale. Il pavimento del presbiterio è in marmi pregiati, posati a fine XX secolo, il resto della pavimentazione è ottocentesca. Le volte e le pareti sono tutte affrescate con dipinti realizzati quasi tutti negli anni 1924-40. Tra gli affreschi spiccano la battaglia di Ponte Milvio, scene della vita di Gesù e della Madonna, la Sacra Famiglia e sant’Elena che presenta suo figlio Costantino alla Trinità. Tra le opere scultoree in marmo da non perdere un pulpito in stile barocco, scolpito da Pietro Pozzo nel 1741, un paliotto che rappresenta l’arredo più antico (1684), le due acquasantiere bianche all’ingresso e, soprattutto, l’altare maggiore, realizzato con marmi policromi in stile barocco da Giovanni Battista Franco nel 1818, modificato e ampliato nel 1907 dal Giuseppe Sartorio. La sua nicchia ospita la statua della santa patrona, portata in processione durante la festa di metà settembre. A destra è sistemato il seicentesco crocifisso ligneo e dietro un settecentesco coro ligneo. Le cappelle sono sei, tre per lato, voltate a botte e intercomunicanti. Quelle di sinistra dedicate all’Assunta, raffigurata addormentata (dormitio Virginis), a san Giuseppe e al santissimo Sacramento, ambiente rimasto dalla precedente chiesa gotica. A destra, oltre alla cappella ‘battesimale’, ci sono quelle di san Gabriele, che ospita una grande tela dipinta da Bacicia Scano - autore di gran parte degli affreschi -, e del sacro Cuore di Gesù con l’altare ligneo più antico della chiesa. Nel transetto ci sono le cappelle del Rosario e del santissimo Crocefisso, il cui altare accoglie Gesù morente. Accanto al transetto un’ampia sacrestia, che conserva paratora in noce, lavabo in marmo bianco e tavolo fratino del 1732.