Un tempo le statue erano allineate a protezione della necropoli lungo la strada alle pendici della collina di Mont’e Prama. Accanto enormi pietre sacre e riproduzioni di nuraghi, le torri simbolo di un’intera civiltà. Forse per la fine di un’epoca, forse per uno sconvolgimento storico, culturale e sociale iniziato alla fine dell’Età del Bronzo e proseguito nell’età del Ferro (950-730 a.C.), le statue furono seppellite ai bordi della collina. Così, per fortuna, sono giunte sino a noi. Il colle è al centro della penisola del Sinis, vicino a Cabras, nell’Oristanese, racchiuso tra la spiaggia cangiante di quarzo bianco e rosa di Mari Ermi e l’oasi naturalistica dello stagno di Cabras.
La più importante scoperta archeologica nel Mediterraneo del XX secolo è avvolta da un alone di leggenda. Iniziata nel 1974, continua a riportare alla luce ritrovamenti - come avvenuto anche recentemente - e porre interrogativi. Avvenne per caso durante l’aratura dei campi. Da allora è stato oggetto di vari interventi di scavo e recupero. Nell’area sepolcrale, databile all’VIII secolo a.C., tra 1975 e 1979 furono ritrovati 5178 frammenti di statue. Pezzi di teste, busti, braccia, gambe e scudi che sono stati pazientemente ricomposti nel Centro di restauro e conservazione di Li Punti (Sassari), ridando forma a 26 possenti sculture, alte circa due metri. Nel 2014 alla ripresa degli scavi sono stati rinvenuti altri frammenti di modellini di nuraghi e di altre due statue, più grandi e con un’iconografia diversa. Una delle due è l’unica che ha conservato la testa attaccata al collo. I 28 colossi di pietra sono le uniche statue di pietra che il mondo nuragico ci ha restituito, nonché le più antiche ‘a tutto tondo’ del Mediterraneo, risalenti a tremila anni fa.
Mont’e Prama è la più importante necropoli nuragica, un sepolcro di eroi. Le statue rappresentano giovani uomini abili e coraggiosi: alcuni ostentano la corazza finemente lavorata, lo scudo e la spada, oppure l’arco e la faretra con le frecce. I pugilatori sono a torso nudo e portano un gonnellino a punta, riconoscibili da un guanto armato indossato nel braccio destro e da uno scudo leggero tenuto sopra la testa. Gli arcieri indossano una tunica corta e l’elmo cornuto, tengono l’arco col braccio sinistro, protetto da una guaina e da un guanto. Anche i guerrieri vestono una tunica corta e portano in testa un elmo cornuto, proteggendosi con uno scudo circolare. Quasi certamente il modello di riferimento furono i bronzetti ritrovati in santuari e luoghi di culto nuragici, dei quali le statue in arenaria riprendono iconografica e stilemi, riproponendo in grande i guerrieri delle statuette ex voto. Sono figure-simbolo del valore militare e religioso, e alludono forse a una dimensione sovrumana, intuibile dai lineamenti dai volti: naso e sopracciglia marcati, grandi occhi formati da due cerchi concentrici, a esprimere potenza e magia. Come se, sul finire dell’età nuragica, del passato splendore non rimanesse che il ricordo divenuto mito.
La necropoli costituita in gran parte da sepolture a pozzetto coperta da lastroni, dove i defunti erano sepolti in posizione seduta o inginocchiata. Sopra le lastre gli scavi hanno riportato alla luce l’accumulo di materiali scultorei in calcare, pezzi di statue maschili e di modellini di nuraghe. I pezzi combacianti giacevano anche a notevole distanza fra loro, forse a causa di una distruzione intenzionale. Si ritiene che la necropoli abbia costituito lo spazio funerario riservato a un gruppo familiare dominante nella società nuragica del Sinis, un’aristocrazia guerriera fiera del suo status e decisa a perpetuare nella pietra la sua grandezza. Un glorioso passato incarnato dai Giganti di Mont’e Prama, maestosa e ‘viva’ espressione di una civiltà forte e duratura.
Dal lungo, difficoltoso e certosino lavoro di ricomposizione degli oltre cinquemila frammenti, oltre a 28 statue - 16 statue di pugilatori, sei di arcieri e sei di guerrieri - sono state ricostruiti 16 modellini di nuraghe, metà dei quali monotorre e metà con più torri e originario coronamento a terrazzo. Li potrai ammirare insieme ai Giganti di pietra nelle loro due attuali dimore. Una è il museo archeologico nazionale di Cagliari, all’interno del complesso della Cittadella dei musei, dove sono custodite la gran parte delle statue. L’altra patria è il museo civico Giovanni Marongiu di Cabras, che, oltre a cinque e altre sculture delle mostra ‘Mont’e Prama 1974-2014’, custodisce testimonianze cabraresi provenienti dal sito prenuragico di Cuccuru ‘e is Arrius e dal nuraghe sa Osa, i bronzi nuragici della collezione Pulix, i reperti della città fenicio-punica di Tharros e i lingotti del relitto romano di Mal di Ventre.