Un sito neolitico, un nuraghe e due chiese: un complesso archeologico-artistico racchiuso nello spazio di pochi decine di metri. Attorno al nuraghe Arresi è sorto il primo nucleo abitato di Sant’Anna Arresi, paese del basso Sulcis che nel suo nome abbina l’origine preistorica alla santa patrona, cui sono dedicate ‘vecchia’ e nuova parrocchiale. Il nuraghe, risalente al XV-XIV secolo a.C. (Bronzo medio), si erge in mezzo alle due chiese e fu costruito su un insediamento più antico, abitato nel Neolitico Recente e nel primo Eneolitico (3200-2600 a.C.). A completare il quadro preistorico dentro il paese sono due fontane nuragiche, a est e ovest del monumento. È un caso di sovrapposizione cultuale: varie ‘fortezze’ spirituali si avvicendarono nel paese nella successione dei millenni.
L’Arresi è un nuraghe ‘a tancato’, ossia costituito da una torre principale unita a una secondaria da due bracci murari che racchiudono un cortile. L’edificio è realizzato con blocchi di calcare disposti a filari con ‘tessitura’ irregolare. La torre principale (mastio) ha un diametro di circa 13 metri ed è alta (oggi) sette metri, la torre secondaria è più piccola: il diametro è quattro metri e l’altezza residua due e mezzo. L’ingresso è nel braccio murario orientale, sormontato da un architrave di granito e immette in un andito sulle cui pareti si aprono due piccoli vani. Il corridoio conduce al cortile interno sul quale si affacciano le due torri. Dentro il mastio, lungo un corridoio, si affacciano un piccolo vano cieco e una stretta e ripida scala. All’interno della camera principale sono ricavate tre nicchie disposte a croce. Nella torre secondaria si trovano un piccolo vano e una nicchia contigui. Mancano tracce di terrazzo e coperture a tholos delle torri. Il complesso dà nome alla piazza in cui sorge, detta del Nuraghe, sede, a inizio settembre, di uno dei festival musicali sardi più famosi, nonché il più longevo: Ai confini tra Sardegna e jazz.
Altri nuraghi e tombe di Giganti sono disseminati nel territorio di Sant’Anna: lungo la strada che porta alla splendida Porto Pino – quattro chilometri di sabbia fine e bianchissima, con lagune e pinete che li contornano – c’è il complesso di Coi Casu, abitato fra il Bronzo antico e finale (XVII-XI secolo a.C.). È costituito da un nuraghe complesso con attorno un villaggio del quale affiorano i ruderi preservati da una rigogliosa macchia mediterranea. Tra le varie strutture, emerge un vano destinato alla conservazione di derrate alimentari. L’insediamento riprese a vivere in età tardo-punica (III-II secolo a.C.) sino a epoca bizantina (VII secolo d.C.).