È l’unico luogo del Mediterraneo dove si conserva un madreporario coloniale, da cui derivano le barriere coralline. All’estremità occidentale della baia di Porto Conte, nel promontorio di Capo Caccia, lo stesso della grotta di Nettuno e di quella sommersa di Nereo, c’è un’altra cavità carsica, la grotta Verde – detta anche ‘dell’Altare’ - con rocce calcaree risalenti a 200 milioni di anni fa. Nelle pareti spuntano stalagmiti e stalattiti alte fino a 12 metri e ricoperte di incrostazioni vegetali. Sul fondo affiora un laghetto d’acqua salmastra che riflette la fioca luminosità, restituendo una suggestiva luce verdeggiante. L’acqua ricopre vari ambienti, un tempo asciutti e ‘vissuti’ dall’uomo preistorico, come testimoniano preziosi graffiti: la grotta fu frequentata dal Neolitico antico (VI millennio a.C.) all’era cristiana come luogo di culto e sito funerario.
Grazie a scavi subacquei sono state rinvenute sepolture e corredi, tra cui ceramiche tondeggianti, decorate e colorate di tinte rossastre. Mentre quella di Nettuno si sviluppa in orizzontale quasi a livello del mare, la Grotta Verde si sviluppa a partire da 75 metri di altezza e, addentrandosi in una galleria, scende sin quasi a livello del mare. Il suo ingresso è raggiungibile attraverso una gradinata. Chiusa al pubblico, può essere visitata da esperti ‘speleosub’, accompagnati da guide, in accordo con l’ente parco.
La grotta, infatti, fa parte del parco regionale di Porto Conte, che, inclusa l’area marina di Capo Caccia, occupa cinquemila ettari del territorio di Alghero, il cui centro abitato dista 23 chilometri. La costa, coperta da macchia mediterranea, è fatta di ripide falesie a strapiombo sul mare, con piante rare abbarbicate sulle rupi. Mentre nell’entroterra ci sono foreste, come Le Prigionette, un tempo detta ‘dell’Arca di Noè’ perché vi sono stati reintrodotti daini, cavallini della Giara e asinelli. Il parco ha scenari spettacolari come le punte Giglio e Cristallo, Cala della Barca e decine di grotte, sorvolate da volatili rari: su tutti, il grifone. E poi falco pellegrino, poiana e corvo imperiale. Inoltre, si svelano altri complessi archeologici: il nuraghe Palmavera, i siti nuragici di Monte Sixeri e Sant’Imbenia e resti romani, quali la villa di Sant’Imbenia e il ponte sul Calich.