Tre musei in uno, tre livelli con spazi espositivi diversi tra loro, tutti ugualmente interessanti e in grado di far compiere un viaggio nel tempo. Casa Deriu è uno degli edifici più caratteristici della zona nota come sa Piatta di Bosa – l’area del centro storico vicina al fiume Temo -, al cui interno, accorpando preesistenti abitazioni, è nato un museo che racchiude lo spirito artistico ed estetico della cittadina tra XIX e XX secolo. All’ingresso, ai lati dei due portoni, noterai coppie di colonne in trachite rossa locale, mentre nell’androne ammirerai tre arcate, tipiche delle abitazioni bosane di un tempo. Una conduce ai magazzini, la seconda alle scale e la terza ha funzione ornamentale. Dal piano terra, dove in origine si trovavano le cantine, salirai la scalinata in pietra che conduce al primo piano: qui sono ospitate esposizioni temporanee incentrate su tradizioni, usi e costumi del borgo.
Al secondo piano tornerai indietro di due secoli: è interamente arredato come un appartamento signorile del XIX secolo. La visita si svolge tramite un percorso circolare, dall’ingresso accederai al salotto, con pavimento in parquet, decorato con motivi geometrici che riprendono gli ornati del soffitto a finti cassettoni. L’ambiente comunica con la camera da letto, con pavimento in maioliche, dove si conserva il guardaroba originale. Passerai poi alla sala da pranzo e da qui, attraverso un corridoio con tramezzi in legno, nuovamente al pianerottolo.
Al terzo piano è ospitata una mostra permanente dedicata alla vena artistica di Melkiorre Melis, nato a Bosa nel 1889. Oltre ai quadri, ammirerai anche oggetti e manufatti (mobili, disegni e ceramiche), incluse le opere risalenti al ‘periodo africano’, ispirato dall’esperienza come direttore della ‘scuola d’arte e mestieri indigeni’ di Tripoli. L’esposizione si articola in cinque temi: la sala d’ingresso è dedicata alla città natale, con riferimenti a Carnevale e lavorazione del filet, il ricamo a merletto tipico di Bosa. La ‘sala della Libia’ espone pannelli, suppellettili e tele relative all’attività africana. Un apposito ambiente custodisce l’archivio della produzione grafica e illustrativa; la fase artistica del Dopoguerra è conservata nella ‘sala dei sardi’, con rappresentazioni di pastori e sagre, e nella ‘saletta dei nuragici’, con opere dove Melis ‘reinterpretò’ a suo modo la mitologia isolana.
L’edificio di fronte a Casa Deriu, parte dello stesso sistema museale, ospita la pinacoteca Atza, che espone le tele del pittore Antonio Atza, tra i principali artisti sardi del Dopoguerra, bosano d’adozione. Approfondirai la storia di Bosa visitando altri tre simboli cittadini, il castello di Serravalle, che domina dall’alto il borgo, la chiesa di San Pietro extra muros, la più antica chiesa romanica dell'Isola, e le concerie, sedi della più antica attività manifatturiera locale: la conciatura delle pelli.