È uno degli edifici medioevali di forme romanico-pisane meglio conservati dell’Isola. La chiesa di santa Maria si erge su un falsopiano, circondata da colline coltivate a vigneti e oliveti, a tre chilometri dal centro abitato di Serdiana, nel territorio storico del Parteolla, laddove tra XII e XVI secolo prosperava la villa di Sibiola. Il ‘tempietto’ campestre sorse presumibilmente attorno al 1125, costruito in pietra arenaria da maestranze chiamate dai benedettini dell’abbazia di san Vittore di Marsiglia, stabilitisi nel Campidano meridionale tra fine XI e inizio XII secolo, i quali contribuirono notevolmente allo sviluppo del villaggio rurale. La prima attestazione scritta di Santa Maria di Sibiola è più tarda (1215) e risulta tra i possedimenti degli stessi vittorini nel 1338. L’intitolazione è di pochi anni dopo.
La semplice facciata romanica, restaurata nel 1960-62, è costituita da conci squadrati trachitici che creano vivacità di colori. Qui si aprono due portali ad arco sormontati, rispettivamente, da una monofora e da una bifora. Il prospetto è incorniciato da due paraste che si intersecano orizzontalmente con una serie di nove archetti pensili su peducci decorati, che corrono lungo il terminale. Paraste e archetti proseguono anche ai lati e nelle parte esterna delle absidi, scolpiti a motivi zoomorfi, fitomorfi e geometrici. Al centro della facciata noterai un laterizio squadrato con intarsi e un altro con un’incisione che recita in nomine Domini et Mariae. Sul fianco sinistro è integra la scala d’accesso al tetto e al campanile, di cui rimangono invece solo i conci di base. I mensoloni litici infissi nel muro ricordano le scalinate dei nuraghi. L’interno è a pianta rettangolare diviso in due navate di differenti dimensioni, entrambe voltate a botte, che si chiudono con altrettante absidi semicircolari e sono suddivise da quattro archi a tutto sesto, simili a quelli della basilica di san Saturnino a Cagliari. Le mensole sono variamente decorate con motivi classicisti e bizantini. L’arredo è tipico romanico del XII secolo: nella navata maggiore, un unico altare sovrastato da un crocifisso ligneo, nell’abside minore una nicchia con la statua di sant’Anna con Maria bambina. L’acquasantiera originale è oggi conservata nella parrocchiale del santissimo Salvatore, costruita tra XV e XVI secolo in forme neoclassiche e tardo-barocche. Sempre in passato, dietro l’altare, era collocato il retablo del Giudizio universale, opera del XV secolo attribuita al maestro di Olzai (probabilmente Antonio o Lorenzo Cavaro). Le due tavole superstiti del dipinto sono custodite nella pinacoteca nazionale di Cagliari. Una rappresenta in basso l’Inferno con illustrazione delle pene ai dannati, il Purgatorio con san Michele arcangelo e Madonna in veste di mediatrice tra peccatori e Cristo e il Paradiso con un gruppo di anime e due angeli in preghiera ai piedi del Salvatore tra santi. Nella parte alta sono raffigurati ‘Annunciazione’ e invio dello Spirito santo. L’altra tavola raffigura i santi Matteo e Antonio abate e l‘Adorazione dei Magi’. Ammirerai una copia del retablo nella sala consiliare del Comune di Serdiana, paese celebre per olivicoltura e, soprattutto, produzione di pregiati vini. Il centro storico conserva case ‘a corte’, tra cui casa Mura del 1855, il castello Roberti (XVIII secolo) con due torri merlate che racchiudono la residenza nobiliare e la suggestiva chiesetta di sant’Antonio da Padova.