Candide montagne brillano al sole, il verde della macchia mediterranea le separa da vasche rosa, rosa come i fenicotteri che ci nidificano indisturbati: è lo scenario di un modello di efficienza industriale, dove uomo e natura vivono in armonia da quasi un secolo. I moderni impianti ancora attivi coesistono con la memoria raccontata da stabilimenti e macchinari di un tempo, perfettamente conservati e diventati museo insieme agli uffici della direzione arredati in stile liberty e agli edifici della ‘cittadella del sale’. Da queste parti l’attività non si è mai fermata, dal 1931 a oggi: le Saline Conti Vecchi hanno resistito a guerra e crisi industriali e si distendono su 2700 ettari accanto al polo di Macchiareddu, incastonate nella laguna di Santa Gilla, nel territorio di Assemini, Capoterra e Cagliari. L’oasi è stata riqualificata e aperta al pubblico dal 2017 grazie alla partnership tra Fondo ambiente italiano (Fai) e Syndial-Eni. All’interno di un’azienda produttiva, le visite al sito di archeologia industriale vanno di pari passo con la ‘coltivazione’ del sale, caso unico in Italia.

Tutto iniziò nel 1921, quando lo stagno di Cagliari era una palude malarica.