Si adagia ai piedi del granitico monte Linas, in un parco naturale multiforme e incontaminato, che comprende anche il massiccio calcareo del Marganai, l’altopiano di Oridda e la rigogliosa foresta di Montimannu. Gonnosfanadiga, paese di quasi settemila abitanti, sorge in una delle terre emerse più antiche d’Europa (300 milioni di anni fa): cime selvagge, profonde gole e pareti scoscese. Tra i picchi di granito rosa e grigio del Linas, solcati da torrenti e cascate, verdeggiano boschi di lecci, sugherete, tassi e macchia mediterranea, habitat di specie rare, come cervo sardo e aquila reale. Una rete di sentieri vi si addentra: farai escursioni a piedi, in mountain bike e a cavallo. Il paesaggio montuoso si associa a ricchi giacimenti, sfruttati dall’Antichità fino agli anni Sessanta del XX secolo. Restano affascinanti architetture industriali, varie miniere dismesse, tra cui in particolare quella di molibdenite di Perd’e Pibera, oggi bellissimo parco.
Gonnosfanadiga è la città dell’olio d’oliva. Le altre produzioni d’eccellenza sono olive da mensa e pane tipico, carni e insaccati, miele e dolci, ortaggi e frutta. Degusterai i piatti della cucina campidanese durante la sagra del pane a ottobre e delle olive a novembre. Famosi anche i manufatti di legno, sughero, ceramica, tessuti, ma soprattutto la bravura dei maestri coltellinai di Gonnos. Tra gli edifici di culto spicca la parrocchiale di santa Barbara, edificata in età giudicale in luogo della più antica chiesa di sant’Antonio abate, di cui si conserva la campana (1388) e una cappella laterale con volta a crociera. Di grande importanza storica è la chiesa di santa Severa, il cui impianto corrisponde con l’arrivo dei sacerdoti evangelizzatori greci nell’Isola (VI secolo) o forse addirittura al periodo paleocristiano (IV-V secolo). Si erge su una collina a poche centinaia di metri dal centro abitato sull’area di una necropoli romana. Ha pianta a croce latina con ambienti voltati a botte. Prima di quelle bizantine, non mancano testimonianze romane: monete, armi, resti di fortificazioni e accampamenti, tombe e quattro cimiteri. Mentre le prime tracce umane nel territorio risalgono a circa 7000 anni fa: una decina di insediamenti del Neolitico antico. In località Pal’e Pardu restano ruderi di un protonuraghe. Di età nuragica la testimonianza principale è la tomba di Giganti di san Cosimo, tra le maggiori costruzioni megalitiche in Sardegna, con esedra semicircolare di 26 metri, dove si apre l’ingresso alla camera tombale, lunga venti metri.