“Mentre viaggiava arrivò a un monte presso cui c’era una strada che poteva essere più breve e diritta passandoci attraverso”. La Legenda sanctissimi Georgii presulis suellinsis, documento agiografico del 1117 sulla vita di san Giorgio, primo vescovo della diocesi di Barbaria, racconta che, in occasione di una visita pastorale a Osini, giunto ai piedi di un monte impenetrabile, stanco per il viaggio e pensando ai disagi dei viandanti, il santo pregò perché si aprisse un varco che rese il cammino più breve e agevole. Vicino fece scaturire anche la sorgente de s’abba de sa santidade (acqua della santità) – oggi meta di pellegrinaggio - per alleviare ulteriormente le fatiche dei viandanti. In onore del ‘miracolo’, gli osinesi gli intitolarono nel XIV secolo una chiesetta ai piedi della montagna. Così nacque, secondo leggenda, la Scala di San Giorgio, detta anche Gola o Arco di San Giorgio, riconosciuto monumento naturale nel 1994, che si apre a 900 metri d’altitudine lungo le pareti che delimitano a est l’ampio tavolato calcareo-dolomitico del taccu di Osini che sovrasta il borgo ‘vissuto’ due volte.