Ha ‘vissuto’ ben cinque vite: chiesa romanica (e forse anche monastero), chiesa gotica, complesso conventuale dei cappuccini, edificio sconsacrato adibito a casa di riposo, infine nuovamente chiesa aperta al culto. La chiesa di Sant’Agata sorge a ad appena 200 metri dalla basilica di Sant’Elena imperatrice, nell’area un tempo occupata da Quarto josso, uno degli antichi villaggi dai quali ha avuto origine Quartu Sant’Elena. Le prime fonti relative al santuario risalgono al 1291, anno in cui il papa Nicolò IV concesse l’indulgenza a chi avesse visitato la chiesa e la cattedrale di Santa Maria di Cagliari in occasione delle feste dedicate alle due sante. In quel periodo la chiesa fu ricostruita in stile gotico italiano, a una navata con abside quadrangolare.
Il precedente edificio, risalente alla metà del XII secolo, andò distrutto per cause misteriose. Si ipotizza, comunque, che fosse annesso a un monastero vittorino. Anche la chiesa gotica andò in rovina, come risulta da un documento del 1599. La seconda ricostruzione avvenne grazie all’ordine dei cappuccini, che intitolarono la chiesa a San Francesco e vi affiancarono il convento. I frati, nel corso del XVII secolo, eseguirono restauri che trasformarono l’edificio, a partire dalla facciata, semplice e a capanna. Ricostruirono, inoltre, la copertura – tranne quella dell’abside – e rialzarono il presbiterio, separandolo dal coro e dalla navata. Nel 1866 gli ordini religiosi subirono la confisca dei loro beni, la chiesa passò quindi al Comune, venendo poi sconsacrata agli inizi del XX secolo. Il convento divenne un ricovero e una casa di riposo, mentre la chiesa fu adibita a cappella, tornando alla funzione ecclesiastica ‘ufficiale’ solo verso la fine del secolo scorso, riprendendo l’intitolazione originale.
Oggi potrai ammirare ancora la facciata seicentesca, con al centro il portale e una lunetta tonda. Sul retro e nella parte superiore delle fiancate si conservano i tratti gotici, con archetti pensili e arcate ogivali. L’aula è mononavata con copertura a botte e tre cappelle addossate al lato destro. Dei pochi arredi rimasti, spicca una pala d’altare del XVII secolo, raffigurante la Crocifissione, inserita in un coevo altare ligneo. Tramite il coro, accederai all’ex convento, che ha pianta rettangolare, con un chiostro a quattro portici al centro. Qui osserverai una cisterna. Il portico è delimitato da arcate a tutto sesto, con il braccio sud addossato alla chiesa, due bracci – est e nord – coperti da un solaio e il braccio ovest con volta a botte ribassata. Sulla piazza davanti alla chiesa si erge una colonna con capitello romano del I secolo, sormontata da una croce tardo-gotica: fu collocata dai cappuccini per delimitare il confine della loro proprietà, poi rimossa nella seconda metà del XIX secolo e infine ricollocata, dopo il suo ritrovamento, nel secolo successivo.