Non solo è una chiesa dall'inestimabile valore, ma è anche un affascinante rompicapo: il suo corpo centrale cilindrico di epoca bizantina si erge su una preesistente struttura termale romana, ma non è ancora chiaro se fungesse da tempio o da battistero. La posizione originale dell’ingresso è tuttora un enigma. Sull’interpretazione del nome, o meglio dei due modi con cui è conosciuta, ci si continua a interrogare da diversi anni. Certo è che la chiesa di Santa Maria di Bubalis, nota anche come Nostra Signora di Mesumundu, è tra i più antichi edifici di culto dell’Isola: il suo primo impianto è datato addirittura al VI-VII secolo. Sorge a Siligo, nella località nota come Biddanoa, ricca di falde e sorgenti minerali e termali. Durante l’XI secolo entrò a far parte delle proprietà dei monaci dell’abbazia di Montecassino, i quali ne modificarono l’assetto aggiungendo un abside a est e un ulteriore vano sul lato nord. I due nuovi componenti si aggiunsero ai ‘bracci’ già realizzati a sud e a ovest. Le parti più antiche dell’edificio furono costruite con la tecnica dell’opus listatum, che alterna filari di mattoni e di conci in pietra, in questo caso basalto nero. Il vano centrale è alto sette metri, ha un diametro di dieci ed è coperto da una cupola. L’interno è sobrio, dotato di pochi arredi, illuminato grazie agli ampi finestroni realizzati nel corso dei più recenti restauri. Qui si conservano tracce dell’impianto idrico relativo alle terme. In particolare, vedrai una canaletta che confluisce in un pozzetto con foro nel mezzo.
Il termine Bubalis secondo alcuni deriva da Pubulos, ovvero pascoli, o da buoi, forse con riferimento alle sorgenti della zona, utili per l’abbeveraggio degli animali. Diverse teorie riguardano la dedica a Nostra Signora di Mesumundu: potrebbe esserci un collegamento con il territorio storico, il Meilogu, ‘luogo di mezzo’; oppure si è ipotizzato che Mesumundu significhi ‘in mezzo all’acqua pura’, con riferimento alla posizione del tempio sulla fonte termale. Una teoria più recente vede la chiesa rifarsi al modello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in particolare al mausoleo memoriale, anch’esso a pianta circolare. Medius Mundus era un termine con cui, in epoca paleocristiana, si identificava il luogo della resurrezione di Cristo e di conseguenza il centro del mondo cristiano.
Dalla chiesa una passeggiata di poco meno di sei chilometri, che inizialmente costeggia la statale 131 per poi diventare un sentiero di trekking, ti porterà sulla cima del Monte Santo, dove si trova la chiesa dedicata ai santi Elia ed Enoch (detta anche Sant'Elia sul monte), anch’essa affidata ai benedettini nell’XI secolo assieme a Santa Maria di Bubalis. Da qui ammirerai un panorama a 360 gradi su colli e vallate del Meilogu e, nelle giornate limpide, potresti persino scorgere a nord la costa del golfo dell’Asinara. Il santuario campestre, ogni anno a Pasquetta, è protagonista di una festa molto sentita dai silighesi e dagli abitanti dei paesi vicini.