Secondo le credenze popolari, le ‘case degli orchi’ erano abitate da creature malvagie e spiriti demoniaci. Voci forse nate già in epoca paleocristiana, per evidenziare l’aspetto pagano dei popoli che le edificarono, ancora oggi utili per impedire ai più piccoli di avventurarsi al loro interno. Il nome ricorre in alcune domus de Janas – a Setzu e Siliqua -, in tombe di Giganti, come la maestosa sepoltura della Giara di Siddi, e per vari nuraghi, tra cui quello che sorge poco fuori l’abitato di Domusnovas. Sa Domu’e s’Orcu domusnovese si caratterizza per l’elevato numero di torri – ben nove, compreso il mastio -, e per la posizione, ai piedi del monte Mannu, tra la catena del Marganai e la piana del fiume Cixerri. Si tratta di un nuraghe complesso, formato da una torre centrale circondata da un bastione trilobato, che racchiude il cortile, attorno al quale a sua volta corre un antemurale con altre cinque torri. Per erigere il monumento è stata usata la pietra calcarea proveniente dal massiccio del Marganai.
Il mastio si conserva per un’altezza di quattro metri e mezzo, mentre il bastione è lungo 17 metri, e nelle parti meglio conservate raggiunge i sette metri d’altezza. Nella cortina esterna noterai l’uso di conci di dimensioni maggiori, posizionati in filari più regolari rispetto al resto della struttura: molto probabilmente fu aggiunta in un successivo momento. Pertanto, la struttura sarebbe stata costruita in più fasi: si ipotizza tra il XVII e XI secolo a.C. Nel corridoio di accesso alla camera a pianta ellittica, sulla destra, si trova la scala elicoidale che conduce al livello superiore.
Una delle torri dell’antemurale ospita una celletta semicircolare, sulle cui pareti sono state rinvenute tracce di uso del fuoco. Scorie di fusione compaiono in alcuni vani del cortile e nell’area attorno all’edificio, vicino a resti di strutture che sono state interpretate come pertinenti al villaggio. Tali tracce di lavorazione dei metalli, con tutta probabilità, rimandano allo sfruttamento dei giacimenti del Marganai, le cui miniere rimasero attive fino alla seconda metà del XX secolo.
A poco più di due chilometri dal nuraghe, ammirerai una delle gallerie naturali più lunghe d’Europa, una delle pochissime a essere attraversata da una strada: è la grotta di San Giovanni. Scavata nel calcare da un fiume sotterraneo, grazie all’impianto di illuminazione, ti permetterà di ammirarne le pareti, ricche di stalattiti e stalagmiti. Attorno, antichissime rocce - risalenti sino al Paleozoico inferiore, 500 milioni di anni fa - e falesie a strapiombo sono meta di climber di tutto il mondo. A nord, invece, numerosi sentieri si diramano tra i boschi e accanto a siti minerari dismessi nel parco di Monte Linas-Oridda-Marganai.