Borgo custode di un patrimonio inestimabile tramandato da secoli: la tessitura artigianale. Samugheo, paese di circa tremila abitanti del Mandrolisai, in provincia di Oristano, è per antonomasia centro di produzione di tappeti, arazzi e abiti tradizionali. Fa parte dei borghi autentici d’Italia e sorge nello scenario rigoglioso e selvaggio della Brabaxianna (‘porta della Barbagia’), tra rilievi solitari, gole, pareti rocciose, sorgenti e boschi di querce e macchia mediterranea. Tante le grotte: ‘dell’Aquila’, sa Conca ‘e su Cuaddu, e il Buco della Chiave con forma a clessidra.
Case a due piani con balconi, portali e cornici in trachite rossa caratterizzano il centro storico, che in origine si divideva in quattro rioni, ciascuno un ‘microcosmo’. Le dimore sono ornate con murales, dove è rappresentato l’emblema paesano: i tappeti. In periferia c’è il Murats (museo regionale dell’arte tessile): ammirerai splendidi manufatti di tutta la Sardegna. La sezione etnografica ospita telai in legno e altre attrezzature. Tra i pezzi più rari le affaciadas, piccoli arazzi che si espongono durante il Corpus Domini, e cinque tapinu de mortus settecenteschi (in tutta l’Isola se ne contano otto). La tradizione è rinnovata ogni anno anche da Tessingiu, la principale mostra-mercato di settore nell'Isola. Il paese è rinomato anche per pecorino, ottimo vino e lavorazione del pane, cui è dedicata a ottobre una sagra.
Il territorio fu popolato fin dal Neolitico, come testimoniano le domus de Janas di Spelunca Orre. Le maggiori testimonianze dell’età del Bronzo sono la tomba di Giganti Paule Luturu e il nuraghe Perda Orrubia. Evidenti sono le tracce bizantine: usanze religiose, chiese e il castello di Medusa, avvolto dalla leggenda della regina Medusa. La roccaforte si arrampica su una rupe, interamente scavata nel marmo. L’impianto è del IV-V secolo, poi ci furono varie fasi costruttive sino al XII. I ruderi sono immersi nella vegetazione: vedrai tratti di mura, una cisterna e resti di due torri. Tra gli edifici di culto spiccano la cinquecentesca chiesa di san Basilio, patrono del paese che, secondo leggenda, lo salvò dalla peste, la chiesa di san Sebastiano, forse del XIII secolo, ampliata nel XV secolo con pianta a croce latina e decorazioni tardo-gotiche, e il santuario di santa Maria di Abbasassa, costruita a 450 metri d’altezza su un antico tempio pagano. La chiesa più antica era forse San Michele, oggi rudere. Un tempo ad essa, in catalano san Migueu, in castigliano san Miguel, si faceva risalire il toponimo, ipotesi esclusa dalle attestazioni in età giudicale di Sumugleo, nel testamento di Ugone III (1336), e del majore de Villa Summungleo (1388). La festività più celebre è A Maimone, carnevale samughese con rassegna di maschere di tutta la Barbagia. A metà gennaio i fuochi in onore di san Sebastiano sono l’anteprima del carnevale.