È una delle più piccole chiese romaniche della Sardegna, giace da nove secoli in aperta campagna, circondata da campi coltivati, uliveti e frutteti, a meno di un chilometro dall’abitato di Cargeghe. Il suo titolo è documentato dal 1125, tra le proprietà del monastero di san Salvatore di Camaldoli, alle dirette dipendenze della basilica della Santissima Trinità di Saccargia, ma a costruire la chiesa di Santa Maria di Contra furono con tutta probabilità maestranze attive nelle vicine curatorie di Ploaghe e del Goceano. Il materiale di costruzione è la pietra calcarea, lavorata in cantoni di media pezzatura dalla forma regolare.
La facciata, sormontata da un campanile a vela, mostra un portale dotato di stipiti monolitici e arco di scarico rialzato. Noterai anche una finestra a forma di croce – ripetuta sul retro, sopra l’abside -, e due mensole, che probabilmente fungevano da sostegno per un portico o una tettoia, oggi scomparsi. Altre finestre, con centina a ogiva e a doppio strombo, compaiono nell’abside e nei fianchi. Sul lato nord fu addossato in epoca successiva un altro ambiente simile a un loggiato, usato per accogliere i pellegrini. All’interno, l’aula è a navata unica, sobria e austera, e conserva un paliotto risalente al XVII secolo. L’abside è orientato come da tradizione a est, verso il sole nascente. Santa Maria di Contra è conosciuta anche per una particolarità: fu una delle location usate durante le riprese del film ‘Padre Padrone’, uscito nelle sale nel 1977 e basato sull’omonimo romanzo di Gavino Ledda.
Il territorio circostante è denso di tesori architettonici e archeologici. In tema di chiese medievali, a otto chilometri da Contra ammirerai uno dei capolavori assoluti del romanico sardo: la basilica della Santissima Trinità di Saccargia, in territorio di Codrongianos. Scorgerai l’altissimo campanile da lontano, al suo cospetto invece ti colpiranno solennità della struttura e fascino delle linee bicrome. Tra Cargeghe e Florinas, ai piedi dell’altopiano di Giorré, si trova la necropoli di s’Elighe Entosu, composta da cinque domus de Janas scavate in blocchi isolati di roccia calcarea. Due di esse, le tombe I e IV, si distinguono per simboli ed elementi architettonici in rilievo, in particolare, motivi spiraliformi, portelli sormontati da cornici in bassorilievo, lesene, false porte e scanalature sul soffitto, a imitazione di un tetto a doppio spiovente. Particolarmente affascinante, alla periferia est di Cargeghe, è una testimonianza risalente al II secolo a.C.: la strada romana di sos Bajolos, che grazie a un impianto di illuminazione potrai percorrere anche di notte.