Disteso su un dolce declivio con vista sul lago Omodeo e circondato da colline dove si alternano mandorleti, oliveti, vigneti e querce secolari, Sorradile è un centro agropastorale di 400 abitanti del Barigadu, che fa parte dei borghi autentici d’Italia e funge da ‘cerniera’ fra pianura e montagna nella valle del Tirso. In origine era Oiratili, villa donata nel 1156 da Barisone giudice d’Arborea alla moglie Algaburga di Catalogna. Nelle sue vie strette risalta il rosso della trachite che decora case addossate e si accende di molteplici sfumature illuminata dal sole. Due rioni formano il borgo: corte ‘e susu, costruita ‘a terrazze’, da cui vedrai panorami su lago e colline, e corte ‘e josso, più a valle, dove sorge la parrocchiale di san Sebastiano. Costruita nel 1642 su un impianto romanico, è un sontuoso esempio d’arte sacra dei picapedres seicenteschi, che fonde elementi romanici, gotici, rinascimentali e barocchi. Il patrono è festeggiato due volte: il 19 gennaio e a metà maggio insieme a sagra dei dolci di mandorle e Magasinos Apertos. Il 16 gennaio nel sagrato della parrocchiale si accendono i fuochi di sant’Antonio abate. In paese si erge la chiesa di san Michele arcangelo, ricostruita nel XV secolo, in campagna di due suggestivi santuari con rispettive muristenes, che risplendono di luci e colori e risuonano di canti e balli durante le novene. Nella chiesa di santa Maria Turrana, forse del 1573 (ma in origine di metà XIII secolo), si festeggia a inizio settembre con processione che accompagna la statua lignea della Vergine (con volto scuro) nel bosco di sas Iscaleddas, nove giorni di rosari e laudas e s’Issadorzu, ultima notte di festa. A San Nicola (seconda metà del XII secolo), chiesa del villaggio scomparso di Nurozo, si festeggia a metà settembre.
Il territorio è paradiso del trekking: nel Salto di Lochele, tra sughere e roverelle, ammirerai la gola in cui scorre il Taloro, che come il Tirso, confluisce nell’Omodeo, il più grande invaso dell’Isola, ricco di natura e storia. Quando il livello delle acque è basso, ammirerai la foresta pietrificata e vari nuraghi. Su una sua sponda sorge la maggiore testimonianza del III millennio a.C., le domus de Janas di Prunittu, un totale di 15 sepolture pluricellulari, fra cui si distingue la tomba X, detta sa Cresia. Altre necropoli neolitiche sono quelle di sas Lozas, costituita da cinque domus con motivi architettonico-decorativi, e di Isterridorzu, formata da sei ipogei. Notevoli le eredità nuragiche: resti di capanne, un nuraghe trasformato in forno per la cottura di tegole, il monotorre Urasala e un’altra decina di nuraghi sommersi dal lago. Sulle rive spicca il complesso cultuale di su Monte, simile al santuario di santa Vittoria. Una cinta muraria racchiude due strutture minori, tra cui una capanna, e il tempio, di cui vedrai la base, composto da ingresso e camera circolare con al centro una ‘vasca-altare’ e un modellino di nuraghe. L’area è stata ‘vissuta’ da Bronzo antico (1800-1600 a.C.) a età tardo-punica (250 a.C.). Nella mostra dedicata agli scavi di su Monte, ammirerai una riproduzione della vasca-altare, reperti ceramici, litici e bronzi votivi.