La vocazione è chiara sin dall’etimologia del toponimo, riconducibile al sardo mandara e al latino mandra, ossia ‘recinto per bestiame’: da sempre Mandas è un importante centro agropastorale. Non a caso, la Trexenta, terra di confine fra Campidano e Barbagie, era indicata come ‘granaio di Roma’. Le ampie e fertili vallate di Mandas, irrigate da numerosi corsi d’acqua, si sono caratterizzate nei secoli per produzione di vino, olio e grano. Di conseguenza, alla vita agropastorale fanno capo anche tradizioni e abitudini, che rivivono oggi nel museo etnografico is Lollasa ‘e is Aiaiusu, ‘le stanze dei nonni’, un nome molto significativo. Sorge al centro del borgo, all’interno di una dimora padronale di fine Settecento e ‘riproduce’ gli ambienti delle case di tradizione contadina con arredi e oggetti delle varie attività quotidiane: stanza del telaio, stanza da letto, sa lolla (l’andito), cucina, sala delle attrezzature, magazzino del vino e stanza del forno.
I manufatti esposti si legano alla tradizione artigiana della tessitura, della cestineria e di rame e ferro battuto, ancora attive a Mandas. Così come è rinomata la produzione casearia, che potrai apprezzare a fine luglio nella sagra del formaggio. La casa-museo si affaccia su un cortile esterno dove sorgono chiesa e convento di sant’Antonio abate, risalenti al XII secolo e un breve tratto di strada romana (la Kalaris-Ulbia). Mentre l’edificio di culto più importante è in periferia: la parrocchiale di san Giacomo, costruita tra 1585 e 1605 in stile gotico-catalano, conserva opere di intagliatori spagnoli e locali: un gruppo ligneo con Crocifisso, Madonna e san Giovanni, statue policrome seicentesche e vari altari lignei settecenteschi. Tra gli edifici civili, da non perdere il maestoso palazzo municipale ottocentesco.
Unico centro in Sardegna a essere stato elevato a ducato da un re spagnolo (Filippo III nel 1614), Mandas fu a lungo snodo della ferrovia che da Cagliari conduceva nel Mandrolisai e in Ogliastra, oggi linea turistica del Trenino Verde: ripercorrerai le orme dello scrittore inglese Lawrence, che descrisse l’itinerario tra colline coltivate, gole, pareti rocciose e la riva nordorientale del lago Mulargia. Il territorio fu intensamente abitato in età nuragica. Le maggiori testimonianze sono la tomba di Giganti di s’Arruina de su Procu e il complesso di su Angiu.