A metà del XIV secolo, durante un’epidemia di peste che colpì il territorio storico del Meilogu, una famiglia di Thiesi andò a vivere fuori dal paese per evitare il contagio. Il piccolo della famiglia, Antine – in logudorese diminutivo di Costantino -, secondo un racconto popolare, aggirandosi tra i campi scoprì una cavità con stupende decorazioni pitturate, ne parlò ai genitori come di una ‘reggia’ e prese a frequentarla sempre più spesso. Rimasto orfano, ci si trasferì, vivendo in compagnia delle Janas, mitiche fate che abitavano gli anfratti scavati nella roccia. Qui fu trovato privo di vita, con gli occhi sbarrati, intento fino all’ultimo istante ad ammirare le pitture. Sin qui la leggenda, assolutamente reali, invece, sono le straordinarie decorazioni che adornano le pareti di una delle quattro sepolture della necropoli di Mandra Antine, cioè ‘il rifugio di Antine’. Le pitture sono allo stesso tempo un enigma e un fenomeno rarissimo: in tutto il bacino del Mediterraneo, in pochi casi sono state rinvenute decorazioni policrome all’interno di una tomba preistorica.
Il complesso sorge a dieci chilometri da Thiesi, in un costone trachitico ai piedi del monte Ittiresu, in località s’Ozastredu, immerso in un paesaggio fatto di boschi e ruscelli. La necropoli risale a un’età tra Neolitico finale ed Eneolitico (fine IV - inizio III millennio a.C.) e comprende quattro ipogei quasi ‘allineati’ lungo una leggera pendenza della parete rocciosa. La ‘leggendaria’ domu de Janas che ha dato fama alla necropoli è la tomba III, nota non a caso come ‘tomba dipinta’: la sua pianta ‘a T’ presenta un’anticella di forma ellittica che immette in una camera rettangolare, sui cui lati si aprono due ambienti ovali. Nella parete di fondo della camera osserverai la rappresentazione di una porta, inquadrata da una cornice dipinta di rosso. Alla base della ‘falsa porta’ corre una banda dello stesso colore della cornice, mentre nel lato superiore della cornice si notano sei triangoli neri, disposti a file di tre con i vertici contrapposti. Altre bande rosse si dispongono ai lati e sopra la porta, in questo caso le loro estremità sono curve, a rappresentare le corna di un toro. Da ciascun ‘corno’ si diramano dischi o globi neri pendenti: sono i simboli più enigmatici della tomba. In alto, corrono fasce rosse e nere, mentre lo sfondo della parete è giallo. Anche il soffitto mostra tracce pittoriche, in particolare due spioventi a imitazione di una capanna e venti riquadri contenenti diverse forme di colore bianco: cerchi, semicerchi e spirali.
All’esterno della tomba vedrai i resti di una vasca ricavata nella roccia e un’altra serie di simboli arcani, figure rettangolari concentriche, incise su una roccia laterale. Nella tomba I osserverai uno zoccolo e due paraste incise a rilievo e i portelli d’accesso alle cripte dove avveniva la deposizione. La tomba II è stata oggetto di numerosi crolli, in particolare dei soffitti, mentre il quarto ipogeo è il più piccolo, con una pianta ‘a L’ rovesciata, nella quale noterai la cornice del portello incisa con precisione sulla roccia, per garantire una chiusura del lastrone funerario più solida.