Una storia di fuoco e passione aleggia sull’imponente sagoma di uno dei capolavori dell’architettura sacra medioevale dell’Isola. Da uno sperone di roccia vulcanica la basilica di sant’Antioco di Bisarcio sovrasta come un castello la piana di Chilivani, nel territorio di Ozieri, principale città del Monte Acuto. Paesaggio e arte si fondono nel silenzioso isolamento: la posizione scenografica sull’altura acuisce il fascino della chiesa dedicata al santo patrono della Sardegna. Fu sede della diocesi di Bisarchium, documentata dal 1065 al 1503. Nel Medioevo Bisarcio era un fiorente centro culturale e religioso e la basilica era parte di un complesso di edifici, con palazzo vescovile e canonica. Oggi vedrai i ruderi di episcopio e borgo rurale.
L’ex cattedrale fu costruita in trachite scura, estratta da cave locali, in più riprese, a partire da metà XI secolo, armonizzando l’opera di maestranze lombarde, pisane e francesi. Lunga 33 metri, larga dodici e alta dieci, è tra le più imponenti del patrimonio romanico isolano. Citata in due atti risalenti a 1065 e 1082, la sua prima ‘versione’ fu parzialmente distrutta da un incendio intorno al 1090. Nel rogo andò perduto l’archivio, da cui l’incertezza sulla fondazione. Fino al rifacimento della nuova cattedrale, per circa 60 anni, i vescovi risiedettero ad Ardara, in un altro capolavoro romanico, Nostra Signora del Regno. La riconsacrazione avvenne attorno al 1153, come testimonierebbe un’epigrafe nell’abside.
Nella maestosa struttura distinguerai tre fasi di fabbrica: al primo impianto risalgono i fianchi orientali, scampati all’incendio, emblema dell’essenzialità del romanico arcaico, composti da filari di cantoni appena sbozzati. La successiva fase è caratterizzata da blocchi ben sagomati. A inizio XIII secolo fu aggiunto un portico finemente decorato, caso unico nel romanico sardo. Addossato alla facciata, si sviluppa su due piani: in quello inferiore, ricco di decori, si aprono tre archi a tutto sesto. Da quello centrale accederai al nartece che si sviluppa in sei campate voltate a crociera. Salirai al piano superiore, diviso in tre ambienti, da una scala che immette in un primo vano caratterizzato da un singolare camino a forma di mitra vescovile. Il vano mediano era la cappella privata del vescovo. Dietro l’altare una bifora si apre verso l’interno della chiesa. La facciata originaria, nell’ordine inferiore, poi coperto dal portico, presentava tre portali, quello al centro di sobria eleganza. Al di sopra ammirerai altri due ordini del prospetto, separati da una cornice con motivi floreali e dentelli. La parte inferiore è movimentata da tre arcate decorate con figure di angeli e santi, scene agresti e foglie stilizzate; quella superiore sinistra fu ricostruita liscia, in seguito a un crollo (XV secolo), mentre la destra è caratterizzata da archetti ogivali gotici. In varie parti delle mura osserverai le orme a forma di sandalo, che i pellegrini incidevano come testimonianza del loro passaggio.
Dal portico accederai all’aula, composta da una navata centrale coperta a capriate lignee e due laterali minori voltate a crociera. A separarle, archi sorretti da cinque robuste colonne per lato e da due poderosi pilastri cruciformi. I capitelli evidenziano preziose rosette con petali da cui spuntano teste umane. Lo sviluppo longitudinale è amplificato dalla successione regolare di arcate, colonne e pilastri. Una luce soffusa penetra da 15 alte e strette monofore: crea una bassa penombra che concilia la preghiera. L’abside semicircolare riflette gli stili pisani del XII secolo: divisione in specchi grazie a semicolonne e losanghe che alternano il tufo verdastro alla trachite rosso bruna. Accanto all’abside, si erge, la torre campanaria, ornata da lesene e archetti pensili, che scandiscono anche fianchi e prospetto absidale. Mostra i danni dovuti a un crollo.
Raggiungerai il monumento, dalla statale 597 (al km 20). L’emblema del suo glorioso passato dista venti chilometri da Ozieri. In campagna spicca anche la chiesa di san Francesco con annesso convento dei cappuccini. Mentre il monastero delle clarisse ospita il museo civico archeologico, che custodisce reperti della grotta di san Michele - da cui deriva la cultura di Ozieri diffusa in tutta l’Isola nel Neolitico recente -, resti nuragici ed eredità romane. Un altro museo imperdibile è quello diocesano d’arte sacra. Il centro storico è costellato di chiese: del Rosario, dei santi Cosma e Damiano e la cattedrale dell’Immacolata.