Uscendo da Iglesias dalla via Cattaneo, la miniera di Malfidano si raggiunge dalla deviazione della SS 126 verso Funtanamare, che dopo aver toccato Montecani e Acquaresi arriva a Buggerru. Il contesto ambientale Gli impianti minerari occupano una vasta area in prossimità del mare. Descrizione È l'esempio più importante di centro minerario progressivamente cresciuto fino a raggiungere l'autonomia amministrativa dal comune di Fluminimaggiore nel 1960. Il nucleo iniziale degli impianti e le prime residenze in prossimità del mare sorsero nella seconda metà dell'Ottocento per risalire la valle e occupare i differenti livelli del canalone nato dall'erosione fluviale nell'entroterra. Lo sviluppo di Buggerru, di proprietà della Société anonyme des mines de Malfidano, fu tale che già nel 1896 era dotato di energia elettrica, secondo soltanto a Monteponi. La fortuna di Buggerru diminuì con le due guerre mondiali e risentì più in generale della crisi internazionale del 1929. Tra gli impianti della miniera piombo-zincifera, utilizzata all'incirca tra il 1870 e il 1977, si segnalano soprattutto le strutture che sono collocate nell'ampia apertura verso il mare: qui sono visibili i grandiosi resti della laveria Lamarmora, mai entrata in funzione per problemi con il demanio marittimo, e, sul lato opposto, la laveria Malfidano con strutture in pietra e legno ed aperture ad arco. Il porto è sovrastato dall'uscita della Galleria Henry che attraversa l'altipiano di Planu Sartu ed era percorsa un tempo da un treno a vapore che trasportava il minerale estratto dalle coltivazioni minerarie circostanti alle laverie. Oggi la visita consente di attraversare il luogo di lavoro dei minatori, affacciandosi di volta in volta su panorami straordinari che alternano il mare e rocce a falesia di grandissima suggestione. L'abitato di Buggerru si snoda lungo la via Malfidano, asse portante dell'insediamento, disponendosi lungo i terrazzamenti di calcare che hanno favorito in modo ricorrente il sistema di case a schiera, alcune delle quali - le più antiche - sono ancora visibili nella parte vecchia del nucleo abitato con la caratteristica scala esterna. Anche la nuova edilizia continua la disposizione su livelli differenti, pur presentando spesso richiami ad una discutibile "architettura mediterranea". Anche a Buggerru la chiesa e la casa della direzione sono gli edifici preminenti: la prima, consacrata nel 1882, ha una facciata di gusto classico con timpano e colonne doriche, completata nel 1948 da una scenografica scalinata. La direzione è in vicinanza del mare, protetta da un terrapieno con una massicciata. Di fronte al porto, in un fabbricato destinato dalla fine dell'Ottocento ad officina e falegnameria con torni e fresatrici nella posizione originaria, oggi è allestito il museo sulla storia di Buggerru e del suo territorio, con reperti archeologici, fossili, minerali, utensili, documenti, carte. Sono ricostruiti anche lo spaccio della miniera e il vecchio cinema, con pezzi autentici. Proprio nella falegnameria, nel 1904, scoppiò la protesta dei lavoratori con uno sciopero, maturato in seno alle condizioni difficili del lavoro in miniera e terminato con la morte di tre minatori uccisi dalle forze dell'ordine. La miniera fa parte del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, riconosciuto dall'UNESCO. Storia degli studi Gli impianti minerari di Buggerru sono menzionati in diverse opere sull'archeologia industriale in Sardegna. Bibliografia S. Mezzolani-A. Simoncini, [i]Sardegna da salvare. Paesaggi e architettura delle miniere[/i], Nuoro, Archivio fotografico Sardo, 1993, pp. 194-212. F. Masala, "Gli insediamenti minerari. Forme, architetture, problemi", in [i]Le città di fondazione in Sardegna[/i], a cura di A. Lino, Cagliari, Cuec, 1998, pp. 36-50.