Arte e natura si fondono magicamente in un paese che si adagia nel fertile Campidano meridionale. San Sperate è uno dei centri agricoli più produttivi della Sardegna, popolato da oltre ottomila abitanti, a poca distanza dal parco del monte Arcosu e dalle spiagge del sud Sardegna. Un immenso giardino di frutteti, colorato e profumato, circonda il paese. Rinomata è la produzione di agrumi e pesche, cui dal 1960 è dedicata una sagra, associata alle celebrazioni patronali, a metà luglio, che prevedono processione, spettacoli ed esposizioni di eccellenze produttive, tra cui spiccano anche miele e pomodori. La sagra è occasione per assaporare malloreddus e panadas, pani fatti in casa e deliziosi dolci. Nel centro sono ‘vive’ la lavorazione artistica di ceramica, ferro, cuoio e legno e la creazione di gioielli.
San Sperate è un paese-museo. Camminarci è un tuffo nell’arte: centinaia di colorati murales adornano le vie raccontando storia, tradizioni rurali e vita della comunità. Il ‘muralismo’ si sviluppò nel rivoluzionario 1968: Pinuccio Sciola concepì il progetto di trasformare il paese in un laboratorio di creazione cui aderirono e contribuiscono tuttora artisti locali, italiani e stranieri. Il paese ha ospitato celebri musicisti e autori di teatro, workshop ed eventi artistici, come ‘il fiume dei writers’ (2009) e ‘Colore Identità’ (2011). Sciola è autore delle ‘pietre sonore’, sculture che evocano col suono suggestioni ancestrali. Nel giardino megalitico, omaggio al genio dell’artista sansperatino, sono esposte pietre ispirate all’arte megalitica preistorica. Il dinamismo culturale è frutto dell’attività di associazioni organizzatrici di mostre e festival come Cuncambias, a fine luglio, che trasforma in ‘teatro’ il rione San Giovanni, fatto di case campidanesi, come gli altri quartieri storici. In centro spiccano una seicentesca dimora padronale, adibita a museo, e l’ottocentesca casa Tola, progettata dall’architetto Gaetano Cima.
La storia del paese nasce agli albori dell’età nuragica (XVIII secolo a.C.). All’interno del paese è stato ritrovato un modellino di nuraghe, oggi custodito al museo archeologico nazionale di Cagliari. Cospicui i resti punici - quattro necropoli e ruderi di abitato - e di epoca romana: era la civitas Valeria, da qui passava la via da Karalis a Tharros. Sotto il dominio vandalico molti vescovi africani esiliati in Sardegna portarono con loro reliquie di santi, tra cui quelle del martire Speratus. Nel luogo dove, secondo tradizione, furono ritrovate, fu edificata nel XVII secolo la parrocchiale di san Sperate, al cui interno una cappella è dedicata a santa Prisca, celebrata a maggio da ben quattro secoli. Da ammirare un fonte battesimale con bassorilievo di san Giovanni che battezza Gesù e il campanile ‘aragonese’. A età bizantina, più volte rimaneggiate, risalgono la chiesa di santa Lucia, con inserti romanici in un’architettura barocca, e l’ex parrocchiale di san Giovanni battista, sintesi di stilemi bizantini, romanici e gotici: il suo fascino risiede in sobrietà e armonia. Il santo è festeggiato, insieme agli apostoli Pietro e Paolo, a fine giugno. Le feste scandiscono la vita comunitaria: da non perdere il corpus domini, balconi e portoni sono addobbati con lenzuola e arazzi e le strade cosparse di menta e fiori profumati.