Semplice solo in apparenza, con navata unica, tipiche decorazioni romaniche e campanile a vela. In realtà, conserva antichissime pitture e curiose decorazioni, oltre a simboli religiosi provenienti da una tomba nuragica. La chiesa di San Lorenzo si erge su una collinetta alla periferia nord-occidentale di Silanus, circondata da un cortile alberato. Fu fatta costruire intorno al 1150, probabilmente dai monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria di Corte di Sindia.
L’edificio è a navata unica con pianta rettangolare e abside semicircolare orientata a est. All’interno si conservano tracce di affreschi realizzati intorno alla prima metà del XIII secolo, con immagini di santi e vescovi. Spicca la raffigurazione di San Cristoforo con le gambe immerse in un fiume. Ti sorprenderanno anche le figure animali, vegetali e con visi umani che compaiono negli archetti pensili che corrono sul perimetro della chiesa. In facciata, osserverai un portale sormontato da un architrave con arco di scarico a sesto acuto. Il prospetto è ripartito orizzontalmente da una cornice che delimita il frontone. Al di sopra si innesta il campanile a vela con due luci, mentre tra le paraste angolari si innesta una serie di archetti a doppia ghiera, poggianti su mensole scolpite con diversi motivi. Nella sesta, noterai la testa di un toro. La copertura è a capriate, mentre l’illuminazione è data da monofore a feritoia sui fianchi e da una finestra cruciforme poco sopra l’abside.
La chiesa si anima nella prima metà di agosto con la festa dedicata al santo titolare, preceduta da una novena durante la quale si recitano i gosos, struggenti canti devozionali. La processione è preceduta dalle bandelas, cavalieri con stendardi, a cui fa seguito una sfilata in abiti tradizionali con gruppi provenienti da tutta l’Isola. Non mancano musiche, balli e serate dedicate alla poesia.
Nel giardino attorno al santuario si trovano cinque betili. Per lungo tempo si è pensato che provenissero dalla tomba di Giganti di s’Abbaia, non lontano dal nuraghe Corbos; ora, invece, è opinione condivisa che l’origine sia da ricercare nella sepoltura nuragica di sa Pedra Longa. I betili presentano caratteri maschili e femminili, si pensa rappresentino divinità protettrici dei defunti.
Silanus è un museo archeologico a cielo aperto: nel suo territorio si contano una quindicina di tombe di Giganti, quasi trenta 30 nuraghi, domus de janas e il tempio a pozzo su Cherchizzu, uno dei più piccoli. Vicino, ecco l’affascinante complesso di Santa Sabina, con chiesa – di origini bizantine –di fronte all’omonimo nuraghe. Poco distanti due tombe di Giganti. Altra significativa testimonianza dell’età del Bronzo è il nuraghe Orolio (o Madrone). Si conserva solo il mastio, dove potrai ancora osservare la copertura a tholos delle camere, perfettamente conservata.