Spartiacque tra Campidano ed entroterra, si adagia accanto alla statale 128 (centrale sarda), riparato da due colline calcaree. Nurallao è un paese di mille e 400 abitanti del Sarcidano, territorio di confine fra le province del sud Sardegna e di Nuoro, contraddistinto da attività agropastorali e artigianali: è un rinomato centro di produzione di calce, tegole e vasi. I giacimenti di argille refrattarie e caolino attorno all’abitato, nella prima metà del XX secolo, hanno costituito una rilevante risorsa. L’attività estrattiva, ora in declino, è testimoniata dalle cave dismesse di Niachili e da varie fornaci, tra cui Funtan’e Susu, sito di archeologia industriale. Sino agli Sessanta ci fu interazione tra cave e ferrovie ‘complementari’, oggi divenute tratto della linea del Trenino Verde, che da Isili porta a Sorgono passando a fianco del San Sebastiano. Nel lago si getta il rio Sarcidano dopo aver attraversato il parco di Funtana is Arinus, tra querce, lecci e macchia mediterranea, con salti che generano le cascate su Craddaxioleddu. L’oasi naturale, poco a nord del paese, ospita a pasquetta la sagra di is tallarinus nuraddesusu, tipico piatto nurallese, e a maggio la sagra della pecora in abbinata alla processione di sant’Isidoro, cui partecipano is traccas (carri a buoi addobbati). L’appuntamento più atteso è a settembre: la fiera regionale della musica. A fine giugno si festeggia il patrono san Pietro apostolo con una processione in abiti tradizionali che parte dalla parrocchiale, dove è custodita la seicentesca statua del santo. Da non perdere la chiesa della Madonna della strada, in un bosco, meta finale del pellegrinaggio di metà agosto in occasione della festa dell’autista.
Nuradao appare nell’atto di pace fra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona (1388). Il toponimo trova riscontro nel vocabolo nuragico-etrusco per ‘cumulo’ o ‘muraglia’. Non a caso, i punici lo dotarono di fortificazioni, poi occupate dai romani, i quali lasciarono testimonianze a sa Bidda Becia: qui vedrai resti di case, strade e pozzi di un villaggio e delle terme di Cannedu (I-III secolo d.C.). Il Nieddiu, vicino al quale c’è un affascinante tempio a pozzo, è uno dei nove nuraghi della zona. In località sa Conca ‘e sa figu furono rinvenuti i bronzetti di un Sardus-Pater e di una dea, oltre a notevole quantità di stagno e piombo e un edificio, forse una fonderia per il bronzo. A Nurallao c’è soprattutto una delle sepolture megalitiche più grandi del Mediterraneo: la tomba di Giganti di Aiodda, a Pranu is Ciaexius, al confine con Nuragus, a forma di protome taurina con esedra a lastroni ortostatici e stele centinata, alla cui base un portello introduce nella cella funeraria lunga dieci metri. Vi sono stati rinvenuti frammenti ceramici, spilloni di rame e bronzo e pezzi di steli con motivi simbolici scolpiti, gli stessi delle statue-menhir sarcidanesi, cioè esseri umani capovolti, con e senza pugnale. La sepoltura risale a XV a.C. ma l’uso è anteriore, come testimoniano i menhir ‘riusati’ risalenti al 3000-2500 a.C.