“Per grandiosità di mole, armonia, complessità (…) costituisce uno dei più chiari esempi dell’architettura megalitica del Mediterraneo”. Antonio Taramelli, primo archeologo a indagare il Santu Antine (1933), descrive così la monumentale opera, sintesi e apogeo dell’ingegneria nuragica. Intitolato all’imperatore e santo bizantino Costantino, il nuraghe è noto come sa Domu de su Re, riferito alla maestosità e alla teoria che vi risiedesse il capo tribù. Nessuno degli oltre settemila nuraghi scoperti raggiunge tale livello di elaborazione e raffinatezza.
‘La casa del re’ spicca nelle campagne di Torralba, nel Meilogu, a quattro chilometri dal paese, a tre dalla statale 131: è uno degli edifici più alti dell’Antichità preclassica: la torre centrale (mastio), oggi di 17 metri e mezzo, si stima raggiungesse i 24. La superavano solo piramidi egizie e nuraghe Arrubiu. La fortezza-castello era il caposaldo insediativo di Cabu Abbas, meglio conosciuta come ‘valle dei nuraghi’ per la densità di siti: trenta torri e dieci tombe di Giganti in 37 chilometri quadri, tra cui il nuraghe Oes.