Dal Neolitico all’impero, millenni durante i quali attraversò epoche, fasi culturali e periodi di incontro (e forse scontro) con popoli giunti dal mare. Sirilò è un insediamento distante circa quattro chilometri da Orgosolo, che occupa cima e pendici di un monte alto mille metri. Sulla sommità si trovano i resti di un nuraghe, attorno si dispongono un villaggio, varie domus de janas – ne sono state individuate finora 13 -, un dolmen e un curioso tempio che ‘ingloba’ un’altra domus. La torre nuragica si conserva per i primi tre filari: ne individuerai l’ingresso trapezoidale con architrave ancora in situ. Fu edificato usando grossi conci di granito. Dalla sua posizione potrai godere di un panorama mozzafiato a 360 gradi: Supramonte di Oliena a est, verso sud il massiccio del Gennargentu, a ovest scorgerai Fonni mentre a nord, oltre Orgosolo, la vista si apre su Nuoro.
Il villaggio conta una quindicina di capanne, abitato già in età pre-nuragica. Allo stesso periodo risale la necropoli, le cui tombe furono scavate nella roccia granitica, attorno alla quale si estende un bosco di lecci. Osserverai sepolture sviluppate secondo una planimetria semplice e condizionata dalla forma del pendio, con uno o due vani a pianta variabile. Alcune tombe sono più elaborate dal punto di vista architettonico, con alcove funerarie in posizione sopraelevata rispetto al pavimento, cornici, scanalature nei portelli di collegamento tra gli ambienti, piccoli banconi e coppelle per il deposito di offerte. Non sono stati individuati elementi simbolici - assenti, per altro, in tutte le ‘case delle fate’ del territorio -, però noterai residue tracce di ocra rossa in qualche parete.
Il tempio si compone di un corpo cilindrico e di un vestibolo, che conserva tracce delle panchine addossate alle pareti. Più a sud, quasi ‘mimetizzato’ tra granito e bosco, troverai il dolmen. A differenza delle strutture religiose e funerarie, il villaggio ha restituito materiali che testimoniano una continuità d’uso, anche con oggetti d’importazione etrusca e greca. Sirilò testimonierebbe, quindi, il cambiamento culturale in atto agli inizi dell’età del Ferro, con abbandono dei ‘vecchi’ simboli. Le tracce proseguono fino a epoca romana, per alcuni forse il sito – come il villaggio di Tiscali, nella vicina valle di Lanaitto – fu un avamposto della ‘resistenza’ indigena alla conquista imperiale. La posizione impervia, più agevole da difendere che da occupare, l’assenza nell’area di templi, cippi o iscrizioni latine e il fatto che nel territorio non vi siano toponimi di origine romana avvalorerebbero questa tesi.
Poche centinaia di metri separano Sirilò da un’altra necropoli pre-nuragica: le domus de janas di Oreharva. Sono 17, immerse nella foresta, a sviluppo mono e pluricellulare. Una di esse è interrata, due sono rimaste incompiute.