Pareti rocciose verticali, rigogliose su un versante, aride sull’altro, si affacciano su pianure solcate da fiumi, in un’area dalla multiforme varietà geologica e vegetale. È lo scenario attorno a Muros, paese di 800 abitanti del Coros (nord del Logudoro), disteso ai piedi del monte Canechervu. Passerai da prati alle foreste di roverelle a Rocca Ruja e di querce nel monte Tudurighe, tra cui il bosco di sa Crabola. Qui sorge un corbezzolo alto ben dodici metri. Un’estesa lecceta è Badde Olia, l’unica sughereta a Pentumas. Pioppi, frassini e salici verdeggiano sulle sponde del rio Mascari. In primavera le ginestre accendono i pendii del Frundas.
Il paese risale al Medioevo, quando esistevano tre villaggi: Muros, Irbosa, forse già insediamento romano, e la villa intorno alla scomparsa chiesa di San Giorgio. Al centro dell’attuale abitato spicca la parrocchiale dei santi Gavino, Proto e Gianuario (XVI-XVII secolo), che custodisce una pala d’altare dei tre martiri turritani. Caratterizzano il paese anche l’ottocentesca fonte pubblica ed edifici di età aragonese, feudale, fine XIX e inizio XX secolo. Muros è centro di tradizioni testimoniate da abiti, pani e dolci delle feste: su cozolu ‘e s'ou, amaretti e formagelle a Pasqua, papassinos e tiriccas per Ognissanti.
Il suo territorio è da sempre passaggio obbligato lungo la gola scavata dal Mascari tra il verde massiccio di Canechervu e l’aspro monte Fenosu. Oggi è attraversato dalla statale 131, principale arteria stradale sarda. Percorrendola, a pochi chilometri da Sassari, non rimarrai indifferente alla vista di ciminiere e altri ‘pezzi’ di archeologia industriale. Il paese visse tra 1950 e 70 un’intensa industrializzazione grazie alla cementeria di Scala di Giocca. Nella zona fu rinvenuto (1823) un miliario di età romana, ora custodito al museo G.A. Sanna, che indicava la distanza di XVI miglia da Turris (Porto Torres), risalente al 67-68 d.C. Nelle vicinanze ci sarebbero state anche sepolture e deverticula, strade secondarie. Le prime tracce umane sono del Neolitico antico (6000 a.C.), nella grotta dell’inferno. Del Neolitico medio è una statuetta femminile di 11 centimetri, una delle più antiche espressioni d’arte sarda, esposta anch’essa al ‘Sanna’. Al recente risale una necropoli di cinque domus de Janas, scavate nel monte Terras, cui si aggiunge la vicina domus di s’Isteri. Raro esempio di insediamento del Bronzo antico è a sa Turrìcula. Vicino si trovano due nuraghi, Turrìcula e Santu Giorzi, a contatto visivo fra loro, e la tomba di Giganti di monte Simeone. Il nuraghe Turricula, in epoca punica e romana, fu usato come edificio cultuale. A Rocca Ruja c’è un ipogeo del 1300 a.C. scavato nella roccia con facciata architettonica, a metà tra domu de Jana e tomba di Giganti. Qui spunta anche una grotta rivestita da concrezioni.