È un prezioso testimone del sistema di sorveglianza e difesa del territorio campidanese in epoca medievale, inoltre è letteralmente circondato da affascinanti eredità prenuragiche e nuragiche. Il castello di Baratuli si erge sulla sommità del monte Olladiri nel territorio di Monastir, eretto su un precedente insediamento databile tra le età del Bronzo e del Ferro. Fu edificato intorno alla metà del XII secolo per conto dei giudici di Cagliari, al fine di controllare la parte meridionale del Campidano. Passò in seguito alla famiglia della Gherardesca, che possedeva anche i castelli di Acquafredda e di Gioiosa Guardia tra gli attuali territori di Siliqua e Villamassargia. Dopo la caduta del conte Ugolino, uno dei personaggi più celebri e controversi dell’Inferno dantesco, finì in mano alla Repubblica di Pisa, che lo distrusse nei primi anni del XIV secolo, forse per evitarne la conquista da parte degli aragonesi. Assieme al maniero fu distrutto anche il villaggio omonimo che sorgeva a valle, vicino alla chiesa campestre di Santa Lucia.
Osservando le fondamenta e la base muraria della fortezza - a pianta esagonale con al centro un cortile lastricato -, individuerai anche i resti di una cisterna voltata a botte e altre strutture, adibite probabilmente a magazzini e alloggi. Sul lato opposto del cortile rispetto all’ingresso si trovano le fondamenta della torre principale, cui si accedeva tramite una scalinata. Oltre il cortile sono osservabili una fornace e tracce della cortina muraria. Dal castello il panorama si apre a 360 gradi e permette di scorgere, oltre a Monastir, i paesi di Ussana a nord, Serdiana e Dolianova in direzione est e Sestu a sud.
Alla base del monte Olladiri, accanto al sentiero che permette di raggiungerne la cima, noterai delle cavità scavate nella roccia basaltica: si tratta della necropoli di is Aruttas, composta da cinque domus de Janas, datate tra 3200 e 2800 a.C. Quattro sepolture si compongono di ingresso, anticella e camera funeraria, mentre una non fu mai completata e presenta un solo ambiente. Poco distante dal sito si trovano resti di un insediamento prenuragico, al quale fece seguito un ampio villaggio nuragico con numerose capanne. L’area circostante riserva altre sorprese: accanto all’Olladiri si erge un altro monte, Zara, sul quale osserverai i resti di un ampio insediamento frequentato dall’età prenuragica fino a quella romana. Vi sono due aree funerarie, tra cui una necropoli con due domus de Janas affiancate, che a causa della loro particolarità hanno preso il nome di is ogus de su monti, ‘gli occhi del monte’. In cima noterai una scalinata monumentale, che conduce a un’area sacra con altari e pozzi, mentre nei pendii del colle sono individuabili tracce di capanne circolari. Da qui proviene un manufatto in arenaria, identificato da alcuni come un torchio per il vino, forse il più antico del Mediterraneo, eccezionale testimonianza dell’attività di produzione vinicola diffusa in età nuragica. Oggi è custodito nell’aula consiliare del municipio di Monastir.