Custodito da montagne, attraversato da strapiombi e circondato da fitti boschi in cui fanno capolino rocce calcaree e sorgenti d’acqua, Gadoni è un piccolo e ospitale centro agropastorale di 800 abitanti che si issa a 700 metri d’altezza sulle pendici del Gennargentu. Fondato nel XV secolo, il rione più antico si sviluppa a semicerchio: le case si affacciano su stradine coperte da pietre rosse e nere e s’intersecano con scalinate e muraglioni. Al centro sorgono la parrocchiale dell’Assunta e la chiesa di santa Marta, patrona festeggiata a fine luglio. Attorno al paese la natura offre il suo volto più selvaggio e affascinante: risplendono paesaggi spettacolari, come gole, canyon, cascate e laghetti. Attraverso itinerari trekking ed escursioni a cavallo, passerai dall’altopiano di Corongia, ricoperto da un’imponente foresta di lecci, tassi, terebinti e ginepri, peonia selvatica e orchidee, alla valle del Flumendosa ricca di noci, ciliegi e castagni, dai boschi secolari di Crontas, regno di rari mammiferi e rapaci, come l’aquila reale, al paesaggio lunare del monte sa Scova, sino alle pareti a precipizio di Lattinazzu (alte fino a 100 metri), incise e modellate dal tempo, fra cui spicca il pinnacolo su Campalini, alto 80 metri. Scoprirai angoli magici come gli antri di Gruttas Albas, con volte di 70 metri, e Gruttas de Perdu, adorne di stallatiti e stalagmiti, l’inghiottitoio di su Disterru ‘e Luritta, le bizzarre formazioni rocciose di is Breccas e, al confine con il territorio di Seulo, le piscine naturali sa Pischedda (o is Caddaias) e la cascatella sa Stiddiosa: un piccolo corso d’acqua genera tante goccioline, che precipitano dalle pareti rocciose ricoperte di muschio, formando una miriade di fili d’acqua.
Le risorse minerarie sono simbolo storico di Gadoni. A Funtana raminosa e a Seddas is Puzzus, dove sono stati rinvenuti manufatti bronzei, i nuragici fondevano il rame per realizzare sculture simbolo dell’età del Bronzo. Per estrarlo, fenici, cartaginesi e romani scavarono gallerie, poi riusate a inizio XX secolo. Oggi è museo di archeologia industriale, parte integrante del parco Geominerario della Sardegna. La miniera è animata ogni anno, a inizio dicembre, da una festa in onore di santa Barbara, protettrice dei minatori, che coincide con la tappa gadonese di Autunno in Barbagia. Fino a fine XX secolo l’economia del paese era basata sull’attività estrattiva, oggi su agricoltura, allevamento e artigianato, in particolare lavorazione del legno e tessitura della lana. Il tappeto tipico è sa burra (come a Sarule), in origine usato come coperta nelle rigide notti invernali, poi come tappeto sottotavolo. È lavorato dalle donne gadonesi col telaio orizzontale e adorna davanzali e balconi durante le processioni religiose. Altri tratti tradizionali sono la produzione di miele e i piatti tipici: carni arrosto, gustosi formaggi e pani dalla lavorazione laboriosa (pistoccu, mustazzu a corrusu, pani ‘e pattata e cocoi erda)