Sorge su un altopiano alto 450 metri, immerso tra rilievi (il più alto monte Torru, 620 metri), laghi (Bidighinzu, Cuga e Temo) e vallate coltivate a uliveti e vigneti. Ittiri è una cittadina di quasi novemila abitanti del Coros, sub-regione del Logudoro, che vanta una storia millenaria. Tolomeo (II secolo d.C.), descrivendo l’Isola, indica le tribù nuragiche dei Coracenes (da cui Coros) come suoi abitanti. Poi seguirono libici, galati, etruschi, fenici, cartaginesi, infine i romani. A partire dal mille i monaci cistercensi vi fondarono abbazie e chiese. Due sono del XIII secolo: Paulis e Nostra Signora di Coros con architetture romaniche e gotiche, mutate nei secoli. Dello stesso secolo è l’impianto della parrocchiale di san Pietro in Vincoli, nata forse su un tempio romano. La facciata fu ricostruita in stile neoclassico a fine XIX. La parte antica è il coro, voltato a crociera. Il patrono è celebrato a fine giugno.
L’economia è agropastorale: spiccano coltivazioni di carciofo e produzioni di formaggi, vini e olio d’oliva. La trachite rossa è un’abbondante risorsa: abbellisce strade e balconi del paese, che ospita dal 1994 la biennale della trachite, concorso scultoreo: gli elaborati sono esposti in centro tra palazzi baronali in stile liberty come palazzo Sussarellu. Anche i manufatti tessili sono famosi, specie tappeti e abiti tradizionali. Prendas de Ittiri, tra fine marzo e inizio aprile, è la fiera dei ‘gioielli’ artigiani e agroalimentari. L’evento culturale più noto è Ittiri folk festa, rassegna internazionale di danza popolare, a fine luglio. Ittiri fa parte del parco Grazia Deledda, che unisce i Comuni protagonisti nei romanzi della scrittrice premio Nobel. Mentre il suo territorio è un parco archeologico a cielo aperto. Le prime testimonianze sono prenuragiche: la necropoli sa Figu, databile tra Neolitico finale e Bronzo medio, comprende undici ipogei, tra domus de Janas originarie, domus ristrutturate o nuove ‘a prospetto architettonico’. Vicino alle tombe ci sono un ‘protonuraghe’ e un circolo megalitico fatto di macigni ortostatici. Poco più a valle sono state scavate le domus della necropoli di Ochila, alcune riccamente decorate. Prenuragici anche gli ipogei di Musellos e l’area di Runara, composta da due dolmen, uno integro e allineamenti di menhir. Qui sorgono anche una cinta megalitica e due dei ben 60 nuraghi di Ittiri, cui si aggiungono dieci villaggi, due tombe di Giganti e un pozzo sacro. Parte dei nuraghi ha struttura poco articolata, ‘a corridoio’ o monotorre, altri sono monumenti complessi: dimostrano l’evoluzione della civiltà nuragica. Ben conservato è il nuraghe Majore, con una torre principale a più piani e una laterale rivestita con paramento murario perfettamente lavorato, come quello dei pozzi sacri. Alcuni edifici, come s’Adde e su Chessalzu, sono costruiti sia in basalto che in calcare, con effetti bicromatici.