Una lunga e nobile storia accompagna il Palazzo Regio (o Viceregio) di Cagliari, per cinque secoli sede del potere monarchico. L’infante Alfonso, capo dei catalano-aragonesi nella vittoria sui pisani, lo riteneva “tra i più eccellenti e nobili edifici del Mediterraneo”. Costruito dai pisani tra XII e XIII secolo, nel 1337, per ordine di Pietro IV d’Aragona, divenne dimora del viceré e mantenne il ruolo di residenza reale sotto il domino aragonese, spagnolo e sabaudo. Ospitò anche il tribunale della reale Udienza, la regia segreteria di Stato e la direzione della difesa militare. Vi soggiornarono tra gli altri Maria di Sicilia, Alfonso il Magnanimo e Carlo V. Tra 1799 e 1815 fu a pieno titolo reggia dei Savoia in esilio da Torino, occupata da Napoleone. A Cagliari, per 15 anni capitale politica del regno, dimorarono Carlo Emanuele IV e Vittorio Emanuele I con la moglie Maria Teresa: qui nacque la principessa Maria Cristina. A fine XIX secolo il palazzo divenne sede della provincia di Cagliari (oggi sud Sardegna) e nel XX della prefettura. Tuttora ospita uffici delle due Istituzioni, oltre a essere residenza della città metropolitana di Cagliari.
La storica architettura si issa in cima alla rocca del Castello. Il retro, a strapiombo, dal Terrapieno domina la città. L’austera facciata principale si affaccia sulla luminosa piazza Palazzo, il cui perimetro è segnato da altri edifici prestigiosi: l’antico Palazzo di città, il palazzo arcivescovile e la cattedrale di Santa Maria. È il cuore antico della città, che raggiungerai salendo dal bastione di saint Remy: da lassù la veduta è spettacolare. Nel corso dei secoli, il palazzo ha subito restauri. Di grande rilevanza i lavori strutturali del 1730, a opera degli ingegneri piemontesi De Guibert e De Vincenti che ricostruirono la scalinata d’onore. La allinearono alla facciata principale, con tre ordini di finestre incorniciate da paraste e, al primo piano, sormontate da cornici aggettanti. Il prospetto è concluso da un alto parapetto con cornicione. Il ritmo alternato di finestre e paraste è interrotto dal portale con arco a tutto sesto, inquadrato da colonne doriche. L’atrio introduce alla scalinata, ornata alla base da due leoni, che porta al ‘piano nobile’, le cui sale furono rimesse a nuovo cinque anni dopo. Col passaggio di proprietà alla provincia, gli interni furono adeguati alla funzione di rappresentanza. Il palazzo diventò ‘allegro’ ed elegante: la sala del Consiglio fu decorata tra 1893 e 1896 dagli affreschi di Domenico Bruschi e dagli stucchi di Raffaele Angeletti. I dipinti rappresentano personaggi illustri e raccontano le vicende più significative della storia sarda, tra cui Eleonora D’Arborea che promulga la Carta de Logu. Rimarrai incantato dall’affresco del soffitto: la Sardegna che custodisce lo scudo sabaudo. E ti colpirà la sala degli Alabardieri con 24 ritratti dei viceré. La sala è testimonianza del cambio dei costumi ottocenteschi: da ostentazione a sobrietà. Nella sala della Bandiera troneggiano le figure di un pensieroso Carlo Felice e un ottimista Carlo Alberto. La sala Gialla mostra un affresco sui miti classici e un altro ritratto di Carlo Felice, la piccola Rossa è arredata con salotti in velluto, specchi dorati e finissimi mobili, quella Verde accoglie il ritratto di Vittorio Emanuele II. Nello studio del re, ammirerai l’argenteria, opera di artisti parigini e torinesi di fine XIX secolo, e pregiate porcellane fiorentine.