Disposto ad anfiteatro in una valle, tra colline coltivate a oliveti, frutteti e vigneti, si affaccia sul panorama del golfo dell’Asinara. Sennori è un paese di settemila abitanti, stretto fra Sassari e Sorso, in Romangia, territorio che prende nome da Romania, ‘le terre conquistate da Roma’, in contrapposizione alla Barbaria. Il paese nacque, forse, durante l’età romana, come villaggio-presidio, citato per la prima volta in documenti scritti nel 1082. A ricordare l’epoca feudale resta il Palattu Ezzu. Oggi è un centro essenzialmente agricolo, che produce ottimi olio e vino, fonti primarie della sua ricchezza, non a caso fa parte delle associazioni nazionali ‘città dell’olio’ e ‘città del vino’ (primo Comune sardo a ricevere il titolo). Sennori è famoso anche per la tradizione artigiana che si esprime nell’arte dell’intreccio, con produzione di cestini da foglie di palma nana, e negli abiti tradizionali: vanta quattro varianti femminili, tra le più preziose in Sardegna. Anche l’abito maschile è molto ricco.
Il principale edificio di culto è la seicentesca parrocchiale di San Basilio magno. Facciata e campanile svettano nella parte alta dell’abitato: li vedrai da ogni angolo del paese. Da visitare anche le chiese di santa Croce, con altare ligneo del 1700, del Rosario, la piccola settecentesca Santa Lucia e la chiesa campestre di San Giovanni battista, dove vi si svolge la festa più importante, nota per imponente parata di cavalieri e sfilata di abiti tradizionali di tutta l’Isola. Oltre alle feste religiose, il paese ospita kermesse culturali come il simposio internazionale di scultura con artisti di livello mondiale. A febbraio c’è il premio Romangia di letteratura sarda e a luglio il festival internazionale del folk.
Il territorio custodisce testimonianze prenuragiche come la domu de Janas del Beneficio parrocchiale, scavata in un costone calcareo e decorata a rilievo, una delle più interessanti della preistoria isolana, e il complesso Serra Crabiles, scavato nella roccia e foderato in muratura, comprendente varie domus de Janas, tombe di tipo dolmenico e ortostatico. La facciata è stata monumentalizzata con una stele quadrangolare. A rappresentare l’età del Bronzo tanti nuraghi monotorre, sa Pattada, Chercos, Iscala de Todde e soprattutto il Badde Margherita, alcuni complessi, come su Nuraghe e Badde Puttu, attorniati da capanne circolari di estesi villaggi, e la tomba di Giganti di Oridda. Abbondantemente testimoniato anche il culto delle acque con pozzi sacri e fontane: Funtana de su Anzu, Funtana de sa Conza e la fontana Geridu.