È considerata la più antica tomba di Giganti in assoluto, caratterizzata da elementi costruttivi inusuali nel sud Sardegna. Su Cuaddu de Nixias sorge nelle campagne di Lunamatrona, lungo la strada che conduce alla vicina Villanovaforru, immersa nell’incantevole paesaggio collinare della Marmilla, a ridosso della giara di Siddi. La sepoltura preistorica mostra particolarità che la rendono affascinante e, allo stesso tempo, misteriosa. Ti colpirà innanzitutto la stele centinata al centro dell’esedra, elemento centrale delle tombe di Giganti del centro-nord dell’Isola ma raro nel sud Sardegna, dove il prospetto è generalmente a filari di conci rocciosi. La stele, costituita da una roccia in arenaria alta circa tre metri con forma arcuata alla sommità, presenta la fronte divisa in tre fasce delimitate da listelli, decorata con un bordatura in rilievo. Noterai anche un curioso foro circolare, realizzato in epoche successive, da cui deriva il nome del monumento: secondo una leggenda popolare al foro venivano legati is cuaddus, i cavalli. Mentre Nixias è il nome della località. Un altro elemento inconsueto è l’orientamento della tomba, direzionata lungo la direttrice ‘anomala’ nord-est/sud-ovest.
La sua origine si colloca nell'ambito della facies culturale di Monte Claro, intorno alla seconda metà del III millennio a.C. In quest’epoca fu costruita una tomba a cista litica, delimitata da quattro lastre ai lati e da una copertura a piattabanda, oggi corrispondente alla parte finale della camera sepolcrale. Su essa fu innestata, durante il Bronzo Medio (XVI-XIV secolo a.C.), una camera a corridoio dolmenico, realizzata con blocchi di marna infissi ‘a coltello’, lunga poco più di dieci metri e con esedra monumentale in facciata. Le lastre dell’esedra sono infisse nel terreno ad altezza decrescente a partire dai lati della stele, formando un arco di 14 metri.
Poco distanti dal sito funerario si ergono due nuraghi. Per le comunità che li frequentavano molto probabilmente su Cuaddu de Nixias rappresentava il ‘sepolcreto’ di riferimento. Il più vicino è il nuraghe monotorre Trobas, distante circa 500 metri dalla tomba. Presenta un diametro esterno di tredici metri e una camera a pianta circolare larga sei, dove noterai due nicchie. Gli scavi hanno evidenziato tracce di un incendio, avvenuto quando l’edificio era già parzialmente crollato, che fu probabilmente causa del suo abbandono definitivo. Il secondo nuraghe è in direzione est, quasi adiacente all’abitato di Lunamatrona, noto come Pitzu Cummu. Si erge sopra un colle alto 200 metri e mostra una struttura complessa, formata da torre centrale e quattro torri secondarie, costruite in blocchi di basalto. All’interno un pozzo dal diametro di un metro e mezzo; attorno, lungo il pendio del colle, tracce di altre strutture, forse pertinenti al villaggio.