Sorge nella valle tra i monti Arci e Grighine, coltivata a grano, uliveti e vigneti e abitata da sempre. Villaurbana è un paese di origine romana di mille e 700 abitanti, al confine dell’alto Campidano con la Marmilla. Il toponimo deriva da villa urbis, ‘villaggio della città’, cioè l’antica città romanizzata di Othoca: Villaurbana era una tenuta che forniva i prodotti agricoli alla ‘città degli stagni’ oppure era residenza di villeggiatura per gli abitanti di Forum Traiani, che d’estate si rifugiavano in queste fresche e salubri alture. A conferma che fosse stazione di soggiorno i resti della strada per Uselis che passa di qua. Al centro dell’attuale abitato, nato nel secondo XII secolo e fatto di case campidanesi con artistici portali, sorge la parrocchiale di santa Margherita, edificata in forme barocche nel 1717 su un edificio di metà XV secolo, di cui rimane il fonte battesimale. La patrona è celebrata a fine luglio.
Il paese è bagnato da un corso d’acqua, che assume vari nomi a seconda di dove scorre e che è principale risorsa per agricoltura e pastorizia. Grazie alla terra fertile si producono ottimi vini, olio e soprattutto grano da cui si prepara il pane fatto in casa, per cui Villaurbana è celebre e fa parte del circuito nazionale delle ‘citta del pane’. Famosi sono i pani ‘quotidiani’, di pasta dura (prezzida e tureddu) e soffici (moddixina e lada), e le forme decorate e cerimoniali. Un’occasione per assaggiarli è la sagra de su pani fattu in domu, a fine ottobre. La mostra-mercato con laboratori del gusto si svolge in un’antica casa padronale che tutto l’anno ospita il percorso espositivo della casa-museo del pane, dove osserverai filiera di settore, panificazione da parte delle massaie, arredi e oggetti da lavoro. La sagra comprende una mostra di pregiato artigianato locale, in particolare i cestini.
Attorno al paese si estende la natura del parco del monte Arci, caratterizzato da lecci e querce secolari, sorgenti d’acqua purissima e popolato da selvaggina. Il monte di origine vulcanica è stato protagonista della preistoria sarda (a partire dal VI millennio a.C.) grazie all’ossidiana, l’oro nero del Neolitico. Consigliabile un’escursione alle sorgenti di s’Utturu de su Cadru, in un fitto bosco di lecci, e sul Grighine, uno dei monti più elevati dell’Oristanese, che si eleva improvviso rispetto a campi e pascoli circostanti. Il monte è costituito da rocce scistose risalenti a circa 500 milioni di anni fa, forse le più antiche della Sardegna. Il territorio fu densamente abitato in età nuragica: nel territorio ci sono circa 40 nuraghi, tra cui Bau Menda, Bidella, Cabras Crannaxiu, Porcilis e Turriu in buono stato di conservazione, e alcune tombe di Giganti alcuni visitabili in paesaggi suggestivi.