La fertili colline della Trexenta hanno rappresentato un’attrazione sin dalla preistoria. A testimoniarlo circa 50 insediamenti nuragici nel solo territorio di Mandas, borgo agropastorale di origine medioevale, da sempre crocevia di popoli, in quanto terra di passaggio tra Campidano e Barbagie, come conferma un breve tratto di strada romana al centro del paese. Fra le tante testimonianze, il nuraghe su Angiu, noto anche Bangiu, è la maggiore eredità lasciata dalla civiltà nuragica e presenta tracce di sovrapposizioni preistoriche e storiche, in due aree, una nuragica, poi abitata in epoca storica, e una punica, poi romana e alto medioevale.
Il complesso archeologico si estende per circa tre ettari, dominati da un imponente nuraghe quadrilobato coperto a tholos (a falsa cupola) con antemurale. L’edificio vide una prima ‘antropizzazione’ da parte di popoli nuragici tra Bronzo finale ed età del Ferro (XII-VIII secolo a.C.), presentando, a partire dal IX a.C., una particolare pluristratificazione culturale.
Gli scavi hanno portato alla luce materiali ‘stranieri’, dovuti a contatti con i fenici della costa, concentrando l’attenzione degli archeologi sul rapporto tra popolazioni locali e genti provenienti dal Mediterraneo orientale, con cui furono stretti proficui rapporti commerciali. Una successiva frequentazione è di età punica, continuata, senza alcuna cesura, in età romana e tardo-antica. A questo periodo sono riferibili le strutture murarie individuate nella parte a nord di su Angiu. Mentre a sud del monumento nuragico, noterai un rettangolo lungo 15 metri e largo dieci caratterizzato da un pozzo con canna foderata da pietre irregolari. Forse in origine la fonte era nuragica poi obliterata da strutture romane. Gli scavi hanno portato alla luce materiale in gran parte punico (ceramiche dipinte), ma anche nuragico. Il ritrovamento più importante è una navicella in bronzo, esposta al museo Archeologico nazionale di Cagliari.
Altro importante sito nuragico di Mandas è la tomba di Giganti di s’Arruina de su Procu. Mentre se vorrai conoscere le tradizioni culturali del paese visita il museo etnografico is Lollas ‘e is Aiaiusu (le stanze dei nonni), allestito in una dimora settecentesca. Di fronte ti appariranno il maestoso palazzo municipale ottocentesco e il compendio composto da chiesetta (duecentesca) e convento di sant’Antonio abate. Mentre in periferia c’è l’edificio di culto principale: la parrocchiale di san Giacomo, costruita tra 1585 e 1605 in stile gotico-catalano. Per scoprire il territorio, il Trenino Verde è un modo suggestivo: percorre panoramici tracciati, tra colline, gole, pareti rocciose e lago Mulargia.