Tra il XVIII e la metà del XX secolo, il paesaggio di Tiana accanto ai corsi d’acqua era punteggiato di mulini e gualchiere, su cui si basava l’economia del paese. Di tutto ciò oggi resta un’unica testimone, ancora più importante in quanto rappresenta l’ultima gualchiera attiva nell’Isola e una delle pochissime rimaste in Europa. Lungo il corso del rio Torrei sorge un complesso composto da un mulino e due gualchiere – una, quella attiva, è nota come sa Cracchera de Tziu Bellu – che assieme costituiscono il museo di archeologia industriale ‘Le vie dell'acqua’. Il mulino idraulico era usato per la macinazione del grano, ampiamente coltivato nel territorio, mentre le gualchiere servivano per la follatura della lana, ovvero la battitura per ottenerne l’infeltrimento. Tiana si specializzò in particolare nella lavorazione dell'orbace, tessuto ottenuto da un particolare procedimento di filatura della lana di pecora, largamente in uso un tempo per confezionare abiti tradizionali.
La gualchiera è una struttura in pietra, con copertura lignea, al cui interno osserverai i magli in legno di roverella. Essi vengono azionati grazie a un meccanismo collegato alla ruota idraulica, a sua volta attivata dallo scorrere del torrente attiguo. I magli battono su un paracolpi, sul quale vengono posizionati i tessuti di orbace – costantemente bagnati con acqua calda -, che in questo modo diventano più morbidi, resistenti e impermeabili. Il passaggio conclusivo è la tintura, che tradizionalmente avveniva usando prodotti naturali: zafferano, melograno, noce, castagno e vite.
Grazie alle gualchiere, fino a metà del XX secolo Tiana fu punto di riferimento per numerosi centri barbaricini, i cui abitanti spesso barattavano il servizio offerto cedendo in cambio carne, formaggio, torrone e vino, potendo così ottenere il tessuto necessario per i loro costumi tipici. I periodi di funzionamento erano prevalentemente autunno e inverno, per due motivi: durante le stagioni fredde la portata del fiume era maggiore, inoltre la tosatura delle pecore avveniva a inizio estate, poi era necessario lavare e tessere la lana grezza.
Sa Cracchera de Tziu Bellu cessò l’attività nel 1975, ma torna in funzione durante le visite e in occasione di eventi come la tappa di Autunno in Barbagia. È un’occasione per esplorare i dintorni del paese, in gran parte ricoperti di boschi, assaggiare i prodotti tipici, visitare le chiese – in particolare la parrocchiale tardogotica dedicata a Sant’Elena -, e ammirare le eredità archeologiche. Spicca la necropoli di Mancosu, risalente al Neolitico, le cui domus de Janas qui sono chiamate forreddos, in quanto la loro forma ricorda i forni per cuocere il pane.