Il suo attuale aspetto è frutto di un completo restauro avvenuto nel Dopoguerra, ma già a fine XVII secolo fu interamente ricostruita sul precedente impianto cinquecentesco. Visitarla oggi, quindi, è un viaggio alla scoperta di stili e soprapposizioni, con conservazione di parti originali e qualche affascinante sorpresa. La parrocchiale di Gonnostramatza dedicata a San Michele arcangelo si erge in una piazza de su xiau mannu, il ‘rione grande’. Nello stesso punto sorgeva una chiesa di minori dimensioni in stile gotico-aragonese, attestata già dal 1524 e dedicata a Santu Miali. Tra 1680 e 1715 si edificò il nuovo santuario, forse opera delle stesse maestranze attive nel cantiere della cattedrale dei santi Pietro e Paolo ad Ales. I lavori risparmiarono l’antica abside tardogotica voltata a crociera e parte della sacrestia, che potrai osservare ancora oggi.
L’aula è a navata unica, con sei cappelle laterali. Le due più prossime al presbiterio sono più ampie e profonde, simulando un transetto. Di conseguenza, la pianta della chiesa può essere considerata a croce latina. La facciata, ricostruita nel XX secolo, è a capanna, con un'ampia trifora in asse con il portale. Osserverai una serie di lastre monolitiche disposte orizzontalmente e alternativamente rincassate, che creano un effetto di chiaroscuro. A sinistra si innalza il campanile a canna quadrata, risalente al XVIII secolo.
All’interno, ammirerai il retablo dell’Annunziata, opera di Lorenzo Cavaro realizzata nel 1501. Autore e anno di realizzazione sono certi in quanto il pittore ha ‘firmato’ il retablo sotto il manto ai piedi della Madonna, con un’iscrizione in gotico minuscolo. La pala d’altare proviene dalla chiesa di San Paolo, in origine parrocchiale del villaggio scomparso di Serzela, due chilometri a sud-ovest del paese. Tra gli altri arredi che osserverai nella chiesa spicca l’altare marmoreo del presbiterio - con corpo superiore in legno – e un crocifisso ligneo del XVI secolo.
L’area dove sorge la chiesa campestre di San Paolo è testimone della drammatica epoca segnata dalle incursioni barbaresche. Lo stesso villaggio di Serzela fu con tutta probabilità devastato dai pirati. Il piccolo santuario custodisce una lapide in cui si ‘racconta’ della distruzione di Uras, ma per conoscere in maniera più approfondita l’epoca degli assalti saraceni potrai percorrere solo pochi passi dalla parrocchiale di Gonnostramatza: nei locali dell’ex monte granatico è ospitato il museo multimediale Turcus e Morus. Grazie a pannelli multimediali, videoritratti interattivi e ologrammi, saranno gli stessi protagonisti dell’epopea piratesca a documentarti la loro storia e le loro gesta.