Aniconici o antropomorfi, lavorati ‘a martellina’, decorati con simboli arcani: i menhir della Sardegna rappresentano uno dei più affascinanti rompicapi dell’archeologia isolana. I monoliti infissi sul terreno – in sardo perdas fittas – compaiono nel Neolitico recente e durante l’Eneolitico, ovvero attorno al III millennio a.C. Forse rappresentavano personaggi divinizzati, spesso infatti si trovano in aree sacre o funerarie. Tra i motivi scolpiti nella loro superficie si trovano caratteri ‘umani’ (nasi, sopracciglia, seni) e simboli, come il ‘capovolto’ e i pugnali. Il primo sarebbe la raffigurazione dell’anima del defunto, ‘migrata’ in una dimensione opposta a quella dei vivi. I secondi potrebbero riferirsi a figure di eroi celebrati come dei. Il viaggio alla loro scoperta parte dal Gerrei e conduce al centro dell’Isola, attraversando Trexenta e Sarcidano, per concludersi tra i boschi del Mandrolisai.
Percorso: 94 chilometri
Tempo di percorrenza: due ore