Il legame è eterno, rinnovato ogni anno da un rito identico da secoli: 15 giorni dopo Pasqua, il simulacro di sant’Antioco, partendo dalla chiesa, sul punto più alto del paese, viene condotto in processione per la città. Nonostante l’antica Sulcis col suo porto, fosse sede episcopale dal 484, la prima menzione della basilica di sant’Antioco è del 1089, quando il giudice di Cagliari la donò ai frati vittorini di Marsiglia. In origine era cruciforme. Oggi la pianta è longitudinale, con aula a tre navate e altrettante campate, abside centrale e transetto largo quanto l’aula. Sono state aggiunte due navate laterali anch’esse con absidi. Il cambio strutturale ha impegnato gli storici dell’arte in varie chiavi di lettura del monumento, identificato come luogo del martirio di sant’Antioco, nato in Mauritania ed esiliato nell’Isola.
Lungo la navata centrale, osserverai i sostegni della cupola: a zampa leonina quelli verso l’abside, a guscio di tartaruga sulla facciata. La differenza tra le decorazioni è simbolo di opposizione tra est e ovest, luce e tenebre, Cristo e Lucifero, ortodossia ed eresia.
L’aggiunta della prima campata e il rifacimento della facciata, risalenti a 1600 e 1700, sono quasi indistinguibili perché costruite coi materiali - arenaria e basalto - della cinta muraria di Sulcis, affascinante sito archeologico. In origine era Sulki, fondata dai fenici a metà VIII secolo a.C. Poi fu cartaginese: la necropoli punica ne è la maggiore testimonianza, imponente per vastità, architettura e reperti rinvenuti negli scavi. È datata tra V e fine III secolo a.C., la sua estensione occupa l’intero colle della basilica, oltre sei ettari: si ipotizza ospitasse 1500 tombe. In base a ciò si stima che Sulky avesse quasi diecimila abitanti, una delle città più popolose del Mediterraneo. Su quella punica sorse la necropoli romana e, in età cristiana, un cimitero di catacombe, le uniche sarde, cui si accede dalla basilica: uno straordinario complesso di sale, loculi e tombe.
Concluso il tour culturale, è il momento di un tuffo nel mare di Sant’Antioco. La spiaggia più ampia è Co’quaddus, mentre a Is Praneddas starai su una terrazza duecento metri sul mare e nell’area protetta di Capo Sperone potrai avvistare il falco della regina. A Calasetta, l’altro Comune isolano, non perderti l’insenatura di Cala Lunga e spiaggia di Mangiabarche. Raggiungerai alcuni tratti del litorale in barca o in mountain bike: le piscine naturali delle cale Tuffi, Sapone e della Signora. Comodamente visiterai le spiagge Grande, Portixeddu e Sotto Torre.